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Sinistra Futura, sulla scia delle decisioni prese dalle regioni Puglia ed Emilia Romagna, ha depositato una mozione anche nel Consiglio regionale sardo, sostenuta dalla maggioranza di centrosinistra (Pd, M5s, Progressisti, Alleanza Rossoverdi, Uniti per Todde, Orizzonte Comune), per chiedere che la Sardegna sospenda ogni rapporto di tipo commerciale con lo Stato di Israele "almeno fintanto che perdureranno le gravi violazioni in corso sulla striscia di Gaza e in Cisgiordania". Il documento dovrà ora essere messo all'ordine del giorno dell'Aula.
"Gli atti più recenti del conflitto in corso tra Israele e il popolo palestinese hanno aggravato una situazione umanitaria già drammatica - si legge in una nota di Sinistra Futura - Il numero delle vittime ha superato le 60.000 persone, con oltre 120.000 feriti, migliaia dei quali bambini. La Sardegna, per posizione geografica, storia e tradizione di accoglienza, non può stare a guardare. Vogliamo fare la nostra parte con una prospettiva di pace che metta fine al massacro di troppi civili".
La mozione impegna la presidente della Regione a "condannare fermamente le violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale da parte dello Stato di Israele, nei confronti della popolazione civile palestinese, in particolare l'utilizzo di fame, malattie e impedimento agli aiuti umanitari come strumenti di guerra; A interrompere ogni rapporto di cooperazione, scambio o progettazione condivisa tra la Regione Sardegna (comprese agenzie, enti strumentali, aziende partecipate, istituzioni accademiche e di ricerca) e lo Stato di Israele, fintanto che perdureranno le gravi violazioni accertate dalle istituzioni internazionali; A sostenere attivamente ogni iniziativa internazionale tesa a ottenere il cessate il fuoco permanente nella Striscia di Gaza e a promuovere una conferenza di pace nel Mediterraneo, anche candidando la Sardegna come sede ospitante".
Inoltre prevede di impegnare la Regione a ripristinare i fondi dedicati alla cooperazione internazionale e ad istituire una specifica linea di intervento rivolta alla Palestina. Infine viene chiesta la verifica nei bandi e nella stipula di contratti pubblici la presenza di merci o servizi prodotti da aziende coinvolte nella violazione dei diritti umani nei territori occupati da Israele e conseguentemente vietarne l'acquisto.