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Nella notte tra sabato 25 e domenica 26 ottobre 2025 tornerà in vigore l’ora solare. Alle tre del mattino le lancette dovranno essere spostate un’ora indietro. Un piccolo gesto, quasi automatico, ma che ogni anno segna l’inizio della stagione fredda e delle giornate più brevi.
Quest’anno il ritorno dell’ora solare avverrà con un giorno di anticipo rispetto al 2024, semplicemente perché l’ultima domenica di ottobre cade il 26 e non il 27. Nessuna nuova norma o cambiamento di calendario: solo una coincidenza temporale che, di fatto, ci farà salutare un’ora di luce serale con ventiquattr’ore di anticipo rispetto all’anno scorso.
Come sempre, l’arrivo dell’ora solare è un momento di transizione non solo per gli orologi, ma anche per le persone. Il sole sorgerà prima al mattino e tramonterà prima la sera, e questo comporterà meno ore di luce da trascorrere all’aperto. Molti noteranno, nei primi giorni, un senso di stanchezza o di disorientamento. È la normale risposta del nostro organismo a un cambio che altera il ritmo sonno-veglia. Non è raro sperimentare insonnia, difficoltà ad addormentarsi o una maggiore sonnolenza diurna. Secondo diversi studi, lo spostamento delle lancette può incidere anche sull’umore e sulla capacità di concentrazione, fino a generare una sensazione di stress nei soggetti più sensibili.
Al di là degli effetti personali, il cambio d’ora ha però anche un valore collettivo, soprattutto sul piano energetico. L’ora legale, in vigore da marzo a ottobre, consente infatti di sfruttare meglio la luce naturale, riducendo il consumo di energia elettrica nelle ore serali Secondo i dati forniti da Terna, il gestore della rete elettrica italiana, nel 2023 il risparmio stimato dovuto all’adozione dell’ora legale è stato di circa 370 milioni di kilowattora, che corrisponde al consumo annuo medio di oltre 140 mila famiglie. In termini economici, si parla di circa 90 milioni di euro risparmiati, con un taglio delle emissioni di CO2 pari a 180.000 tonnellate. Numeri significativi ma in calo rispetto al passato, a causa di una crescente efficienza energetica e di nuovi stili di vita sempre meno vincolati all’alternanza giorno-notte.
Sul piano europeo, intanto, il dibattito resta aperto. Nel 2019 il Parlamento dell’Unione aveva votato per porre fine al doppio cambio d’ora, lasciando ai singoli Stati la libertà di scegliere se mantenere per tutto l’anno l’ora solare o quella legale. La pandemia ha però bloccato il processo e, da allora, tutto è rimasto fermo. I Paesi del Nord Europa, dove la luce invernale è già scarsa, sarebbero orientati verso l’ora solare permanente; quelli del Sud, come l’Italia, preferirebbero invece conservare l’ora legale, che regala un’ora di sole in più nelle sere d’estate.











