Cambio di rotta del governo Meloni sulle accise sui carburanti. Dopo la riforma fiscale di pochi mesi fa, che prevedeva un riallineamento graduale in cinque anni, l’esecutivo avrebbe deciso di anticipare tutto al 1° gennaio 2026: benzina e gasolio avranno la stessa accisa, fissata a 672,90 euro per mille litri.

La misura è contenuta nell’articolo 30 della bozza della legge di Bilancio 2026, che stabilisce una riduzione dell’accisa sulla benzina di 4,05 centesimi di euro al litro e un aumento di pari entità per il gasolio. Oggi, infatti, l’imposta sulla benzina è pari a 713 euro per mille litri, mentre quella sul gasolio a 632 euro.

Nonostante l’allineamento, l’operazione porterà maggiori entrate alle casse pubbliche: ogni anno in Italia si consumano circa 11 miliardi di litri di benzina e 28 miliardi di gasolio. L’aumento del tributo sul diesel, molto più diffuso, garantirà quindi un saldo positivo per l’erario.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha spiegato che “questo è il momento propizio per anticipare il provvedimento, approfittando dei prezzi di mercato degli oli particolarmente depressi”, sostenendo che l’impatto sui consumatori dovrebbe essere contenuto.

L’obiettivo dichiarato è quello di eliminare un sussidio ambientalmente dannoso, come richiesto da Bruxelles, penalizzando fiscalmente i carburanti più inquinanti. Se l’impatto alla pompa dovesse riflettere in pieno la variazione fiscale, si assisterebbe a un ribaltamento dei prezzi. Con i valori attuali – benzina a 1,694 euro/litro e gasolio a 1,622 – l’allineamento porterebbe la “verde” a circa 1,654 euro/litro, mentre il diesel salirebbe a 1,662 euro/litro.

Una differenza minima, ma simbolicamente significativa: dopo anni, la benzina tornerebbe a costare meno del gasolio.