La commissione Sanità del Consiglio regionale ha incassato il primo via libera dagli operatori del sistema sanitario sulla proposta di legge n.59 (Tempi e procedure sul suicidio medicalmente, diritto riconosciuto nel 2019 dalla sentenza 242 della Corte Costituzionale).

A favore della proposta si sono pronunciati oggi i rappresentanti degli ordini regionali dei medici e degli infermieri. Per i sanitari, si tratta di un'iniziativa da condividere pur nella consapevolezza che sulla materia sarebbe necessario un intervento legislativo del Parlamento in modo da evitare una disciplina frammentata su un tema così importante. I rappresentanti degli ordini dei medici hanno suggerito alla Commissione una valutazione più approfondita sui tempi indicati in legge (20 giorni) tra la presentazione della domanda e l'erogazione del trattamento di suicidio assistito al paziente che ne fa richiesta.

"Venti giorni sono pochi - hanno detto i presidenti degli Ordini dei Medici di Cagliari, Oristano, Nuoro e Sassari Emilio Montaldo, Giovanna Meconcelli, Maria Maddalena Giobbe e Salvatore Lorenzoni - riunire commissione medica e comitato etico in un lasso di tempo così breve sarà molto difficile».

Nulla da obiettare, invece, sulla decisione di intervenire sulla materia con una legge regionale: «L'iniziativa delle regioni può rappresentare uno stimolo a legiferare nei confronti del Parlamento che, a distanza di 6 anni dalla sentenza delle Consulta, non si è ancora pronunciato su un tema di tale portata».

Favorevoli alla proposta anche i rappresentanti provinciali dell'Ordine degli infermieri Gianluca Chelo (Sassari), Raffaele Secci (Oristano), Francesca Cottogno (Cagliari) e Graziano Lebiu (Sulcis). «Bene il riconoscimento del nostro ruolo - hanno detto - per operare in un campo così delicato sarebbe utile individuare percorsi di formazione specialistici e un protocollo di intervento chiaro e condiviso».

Dagli infermieri è arrivato inoltre l'invito a prevedere un ruolo anche per i medici di famiglia che per i pazienti rappresentano la prima figura di riferimento. «Siamo favorevoli a questa proposta di legge - ha detto Chelo - è un tentativo coraggioso e doveroso di dare attuazione a una sentenza che riconosce un diritto fondamentale delle persone».

Nel corso delle audizioni sono intervenuti i consiglieri di opposizione Corrado Meloni (FdI) e Umberto Ticca (Riformatori) e, per la maggioranza, Peppino Canu (Sinistra Futura). I primi due hanno contestato la decisione della Commissione di portare in discussione la proposta: «La legge verrà sicuramente impugnata - hanno detto Meloni e Ticca - su questa materia la competenza è dello Stato. Le regioni non possono intervenire come dimostra il caso della Toscana. Stiamo perdendo tempo». Di diverso avviso l'esponente della maggioranza: «Questa legge non legifera sull'esistenza o meno del diritto che è già stato sancito dalla Corte Costituzionale - ha detto Canu - qui si vuole solo individuare un percorso per non ostacolare la volontà dei pazienti che decidono di ricorrere al suicidio medicalmente assistito». «Nessuna perdita di tempo - ha detto la presidente Carla Fundoni chiudendo la seduta - vogliamo dar voce ai tanti malati che non hanno accesso alle cure. Non so se la legge verrà impugnata, in ogni caso discutere di questi temi è utile per sensibilizzare le coscienze».