La Sardegna affronta l’ennesima estate di fuoco soffocata dauna siccità senza precedenti: campi aridi; riserve idriche al limite e perdite milionarie per l’agricoltura.

Le notizie che arrivano dal nord-ovest dell’isola raccontano un territorio in ginocchio, mais, meloni e angurie esclusi da ogni irrigazione campi abbandonati e dighe ai minimi storici. Il Consorzio di Bonifica locale ha ricevuto appena 1,6 milioni di metri cubi d’acqua per il 2025, una goccia rispetto ai 20 milioni dell’anno precedente.

Nelle campagne del sud Sardegna la situazione non è certo migliore, Coldiretti stima oltre 5.000 ettari arischio e danni superiori a 40 milioni di euro. Pomodori, ortaggi, vigneti e oliveti sono tra le colture prioritarie, ma anche per loro l'acqua scarseggia.

Già alla fine della primavera le riserve idriche hanno toccato livelli critici, secondo i dati dell’Autorità di Bacino, a giugno 2025 le riserve artificiali dell’isola erano al 50% della loro capacità, in netto calo rispetto al 71% dell’estate precedente. Alcuni, come quello di Maccheronis, sono scesi addirittura al 7% mentre nel Sulcis-Iglesiente si arriva a malapena al 20.

Le piogge primaverili, troppo scarse, non sono riuscite a sopperire a un inverno arido e così, entrando nella stagione più calda dell’anno, il sistema idrico si è trovato in difficoltà ancora prima di iniziare.

Non a caso, già alla fine di luglio 2024, la Regione ha proclamato lo stato di emergenza idrica, prorogato fino alla fine dell’anno una misura necessaria per attivare la Protezione civile e sbloccare fondi straordinari, ma che si è rivelata essere un semplice tampone rispetto a una crisi ormai radicata.

“L’estate 2025 sarà tra le più dure degli ultimi decenni”, ha dichiarato il Commissario nazionale per l’emergenza idrica, Nicola Dell’Acqua. “Le risorse disponibili sono inferiori all’anno scorso, e servono scelte immediate e impopolari per garantire la tenuta del sistema.”

“Senza interventi radicali, l’agricoltura in Sardegna è destinata a morire”, avverte il presidente di Coldiretti Sardegna. “Servono nuovi invasi, reti più efficienti, campagne di riuso delle acque reflue e soprattutto una gestione sostenibile a lungo termine.”