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Una notte di violenze indicibili, due giorni di terrore e un ritrovamento che ha gelato il sangue a chi si è trovato davanti la scena: una donna riversa sull’asfalto, mani e piedi legati con fascette da elettricista, in stato di semi-incoscienza. È quanto accaduto tra il 9 e l’11 settembre scorsi nel Bresciano, dove una 47enne di origini brasiliane è stata sequestrata, drogata e brutalmente picchiata da due uomini che poi l’hanno abbandonata su una strada di campagna a Polpenazze del Garda.
Per quei fatti i carabinieri di Brescia hanno arrestato un 42enne e un 31enne, entrambi residenti a Gavardo. Il primo si trova in carcere, il secondo ai domiciliari. Devono rispondere, a vario titolo, di sequestro di persona, tortura, violenza sessuale aggravata e lesioni personali.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la vittima – un’escort conosciuta su un sito di incontri – aveva accettato di partecipare a una serata in una villa di Soprazocco di Gavardo, di proprietà di uno dei due arrestati. Ma quella che doveva essere una serata di svago si è trasformata in un incubo. “È stata privata della libertà, costretta ad assumere droghe e sottoposta a pratiche sessuali delle quali non conserva alcun ricordo”, scrive il gip Alessandra Sabatucci nell’ordinanza di custodia cautelare.
Le indagini dei carabinieri della compagnia di Salò hanno permesso di ricostruire l’agghiacciante sequenza degli eventi. Nelle ore trascorse nella villa, la donna sarebbe stata ripetutamente picchiata, minacciata con un machete e un cannello a gas, imbottita di stupefacenti e costretta a subire violenze di ogni tipo. Le sevizie sarebbero durate quasi due giorni, fino a quando i due uomini, convinti che non potesse più reagire, l’hanno caricata in auto e abbandonata per strada.
A salvarla è stato un automobilista di passaggio che ha dato l’allarme. La donna, in condizioni gravissime, è stata soccorsa e portata d’urgenza in ospedale. Durante la testimonianza resa agli investigatori ha ricordato solo frammenti della notte di terrore, ma un particolare si è impresso nella memoria: i tatuaggi che ricoprivano gran parte del corpo di uno dei due arrestati, elemento che ha consentito di identificarlo rapidamente.