"Contigheddos po Argo", questo il titolo del libro presentato dai due autori Antonangelo Liori e Lorenzo Vacca martedi sera a Cagliari nella sala convegni della Fondazione di Sardegna.

Un libro dedicato ai bambini, ma non solo, che si pone come obbiettivo quello di insegnare il sardo alle nuove generazioni, distratte dalle nuove tecnologie della comunicazione e quasi dimentiche della lingua dei nostri padri isolani.

L'idea nasce dalla richiesta del genero di Antonangelo e prende piede nelle notti insonni di Liori, il quale si fa affiancare da un guru dell'illustrazione antropolgica quale è l'architetto ovoddese Lorenzo Vacca. Il connubio tra i due risulta vincente perché unisce la penna di Liori, semplice da comprendere ma contemporaneamente pungente e profonda, con la vena artistica dell'ovoddese, che riunisce in se umorismo, antropologia e tecnica dell'illustrazione con pochi pari in Italia.

Argo è il nipotino di Antonangelo, è a lui che il nonno racconta delle storielle legate alla tradizione isolana e nello specifico barbaricina, stante le origini desulesi dell'autore. Le varie favolette sono tratte dal vissuto dei nostri nonni e molto spesso emanano degli insegnamenti i quali esulano dalla sola fantasia, volando alto nel voler prodigare buoni consigli per la vita. Come quello di non uccidere il brutissimo bruco perché da esso nascerà una bellissima farfalla, oppure quello di riuscire ad intravedere nella stupidità della gallina un utile risvolto dell'attività umana. Anche solo per il fatto che essa ingoiando dal fango vermi e insetti riesce a produrre ogni santo giorno un uovo che aiuterà la sopravivenza dell'essere umano.