Il processo per violenza sessuale di gruppo che coinvolge Ciro Grillo e tre suoi amici genovesi, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia, si avvia verso la sua fase finale. Dopo il rinvio dell'udienza programmata per lunedì 1° settembre a causa della chiusura del Palazzo di giustizia per una festività locale, le udienze riprendono martedì 2 alle 10:30 con le repliche del procuratore Gregorio Capasso e degli avvocati delle parti civili. È probabile che mercoledì 3 sia il turno delle controrepliche della difesa.

I tempi potrebbero prolungarsi, con la possibilità che la sentenza prevista per mercoledì sera venga posticipata alla mattina di giovedì 4. La conferma arriverà il 3 con le direttive del collegio presieduto dal giudice Marco Contu.

Il processo è iniziato tre anni fa, con udienze prevalentemente a porte chiuse, tranne le ultime fasi e dopo sei anni dai fatti contestati, si sta per giungere a una conclusione. La presunta violenza di gruppo si sarebbe verificata nella villetta di famiglia a Porto Cervo nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2019, coinvolgendo una studentessa italo-norvegese di 19 anni all'epoca e una sua amica.

Il procuratore Capasso ha richiesto la condanna di tutti gli imputati a nove anni di reclusione, riconoscendo le responsabilità e le conseguenze dell'atto commesso, dopo una requisitoria durata quasi otto ore distribuita su due giorni.

"Parliamo di sei ragazzi che allora avevano 19 anni. Due ragazze che hanno subito quel che hanno subito, quattro ragazzi che vivono comunque una situazione drammatica", così si era espresso il procuratore in aula. I quattro imputati si sono sempre detti innocenti, dichiarando che si era trattato di rapporti consenzienti e consensuali. "Siamo convinti - questa la posizione degli avvocati difensori - che nessuno dei ragazzi usò mezzi violenti o coartò la volontà di alcuno".

Per Giulia Bongiorno, invece, avvocata di parte civile che tutela la studentessa, principale accusatrice dei quattro, insieme al collega Dario Romano, nel processo è emersa "una concezione della donna il cui consenso vale zero", aveva esordito prendendo la parola in aula. E ancora: "Questo processo resterà nella storia giudiziaria per le 1.675 domande poste alla mia assistita durante il suo esame. La ragazza ha retto e ha risposto sempre in modo coerente".