Cresce la povertà in Sardegna. Nel 2024 circa 128.000 famiglie sarde vivevano in condizioni di povertà relativa, 10.000 in più rispetto all’anno precedente. È il quadro che emerge dal XX Rapporto su povertà ed esclusione sociale curato dalla Caritas regionale, presentato ieri a Sassari.

La Caritas ha analizzato i dati dello scorso anno diffusi dall'Istat, incrociandoli con le informazioni sulle attività svolte dai centri di ascolto dislocati in tutta la regione. Nel corso del 2024 i 78 centri distribuiti in 42 comuni della Sardegna hanno ascoltato - una o più volte - 10.418 persone portatrici di uno o più disagi a livello personale e familiare.

Il dato appare in lieve flessione (-4,8%) rispetto al 2023, quando furono 10.919, risultando comunque ancora più elevato rispetto all'anno dell'esordio della pandemia (10.125 nel 2020). Quanti sono transitati per la prima volta nei centri nel 2024 costituiscono il 27,0% del totale (pari a 2.824 persone).

A differenza del dato nazionale, ai centri sardi si sono rivolti in maggioranza cittadini italiani (63,2% contro il 42,1% in Italia). Di questi, oltre due quinti fanno riferimento alla diocesi di Cagliari. Le donne sono il 51,9%, una persona su quattro è cinquantenne, e quasi l'85% è in età da lavoro ma è costretta a chiedere aiuto, la metà proprio perché è disoccupata.

Quanto alle richieste di aiuto alla Caritas, 63.647 (nel 2023 erano 58.818) riguardano per il 54,6% problemi di natura economica e di lavoro. Il disagio più frequente è associato al reddito insufficiente rispetto alle normali esigenze della vita quotidiana (scuola, casa, alimentazione, spese sanitarie, ecc.), seguito dalla mancanza di lavoro: non solo disoccupazione e inoccupazione ma anche lavoro precario, lavoro nero o grigio (3,9%), cassa integrazione guadagni, mobilità, sottoccupazione (sfruttamento in attività rischiose, dequalificanti, gravose, in ambienti insalubri e privi di adeguate misure di sicurezza) o discriminazione.

Le richieste sono soprattutto di beni materiali, l'87,2% (+3.3% rispetto al 2023), e perlopiù di prodotti alimentari: pacchi di viveri, pasti nelle mense, alimentati consegnati a domicilio o negli empori della solidarietà. Ma non mancano le richieste di aiuto per pagare le bollette, l'affitto o il mutuo.