È Gennaro Borrelli, per ora, l’unica novità del Cagliari edizione 2025/26. Classe 2000, attaccante dal fisico imponente e dalla gavetta solida, si racconta dal ritiro di Ponte di Legno, dove ha iniziato a respirare l’aria rossoblù tra allenamenti, nuove conoscenze e sogni da realizzare. “Penso di essere arrivato al momento giusto – spiega ai microfoni dei canali ufficiali del club –. Dopo più di 100 presenze in Serie B e un passaggio dalla Serie C, mi sento maturo e consapevole. Rispetto a due stagioni fa, quando ho debuttato in Serie A prima di tornare in cadetteria al Brescia, oggi ho qualcosa in più: la convinzione di potermi giocare davvero questa opportunità. Non vedo l’ora di scendere in campo in una gara ufficiale, con la maglia del Cagliari addosso, per dimostrare il mio valore e mettermi a disposizione della squadra”.

La scelta di sposare la causa rossoblù è arrivata con convinzione e orgoglio: “Cagliari è un club con una storia che parla da sola. Una piazza calorosa, con un seguito clamoroso ovunque. Per giocare qui servono senso di appartenenza e responsabilità. Rappresentare questi colori è un onore: bisogna mettere in campo tutto ciò che si ha dentro per esserne all’altezza. Conoscevo già il direttore sportivo Angelozzi, mentre il mister mi ha trasmesso fiducia fin dal primo giorno con le sue parole”.

E se l’accoglienza dei tifosi all’aeroporto ha lasciato il segno (“mi ha colpito, è stata incredibile”), anche l’impatto con lo spogliatoio è stato più che positivo: “Ho trovato un gruppo splendido, i ragazzi mi hanno fatto sentire subito parte della squadra. Conoscevo già Zappa dai tempi di Pescara, mentre con Veroli ho condiviso addirittura il convitto. Entrare in un ambiente così rende tutto più facile”.

Naturale, per un attaccante, pensare al gol. Ma Borrelli guarda oltre: “Il gol è tutto per un attaccante, com’è giusto che sia. Ma per me è fondamentale essere utile alla squadra, essere un giocatore funzionale. Mi immagino già il boato dell’Unipol Domus dopo una mia rete. Darò tutto per questi colori, e posso promettere solo tre cose: impegno, dedizione e rispetto per questa maglia. Onorarla è la priorità”.

Il calcio, per Borrelli, è molto più di un mestiere: è una passione che lo accompagna sin da bambino: “Mio padre è stato calciatore professionista, e mi ha messo un pallone tra i piedi fin da subito. Non l’ho più lasciato. Ho fatto tutta la trafila del settore giovanile del Pescara, fin da quando avevo 14 anni. Il momento in cui ho capito di poter fare davvero il calciatore? Quando con la Primavera segnai 18 gol in 20 partite. Da lì il ritiro con la prima squadra, poi la conferma: a un certo livello potevo starci”.