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L’assessore regionale alla Sanità Armando Bartolazzi rompe il silenzio e, in un’intervista a L’Unione Sarda oggi in edicola a firma di Roberto Murgia, sgancia una vera e propria bomba politica: la sua esperienza in Sardegna è agli sgoccioli. Bartolazzi ritornerà al suo lavoro, una decisione che l’assessore rivendica con amarezza, convinto che la sua uscita non porterà benefici al sistema sanitario regionale. Secondo lui, il suo addio arriva “dopo tutto ciò di importante che è stato fatto”, citando, tra le altre cose, “la rete oncologica con quattro oncologi di livello mondiale, come il direttore dello Ieo che è presidente dell’Esmo". Per Bartolazzi, l’Isola “perde una grande opportunità”.
Alla domanda sul perché non resti in carica, Bartolazzi è netto: “Quello che so è che non ci sono più le condizioni né politiche né ambientali per continuare. Questo sistema sanitario regionale è il risultato di trent’anni di spartizioni”. E insiste sulla necessità di una guida esterna alle logiche politiche: “Serviva qualcuno che viene da fuori, che sia fuori dalle logiche. La sanità sarda ha un ritardo di venticinque anni”.
Stando alle parole di Bartolazzi, la scelta della presidente Todde sarebbe dettata da un “motivo politico forse legato alle nomine dei nuovi direttori generali. Fosse per me dovrebbero venire tutti da fuori perché serve gente competente. Ma bisogna mantenere gli equilibri nel territorio”.
L’assessore rivendica poi i risultati ottenuti: “Da quando sto io in Sardegna abbiamo curato la Sma con la terapia molecolare, adesso iniziamo con la terapia innovativa per la talassemia, e le Car t”.
Il rapporto con la presidente Todde e la politica regionale
Sugli equilibri politici che porterebbe alla sua uscita, Bartolazzi non usa giri di parole: "Per carità, si ridistribuiranno le poltrone, che è quello che la politica fa sempre, ma fondamentalmente la gente verrà fuori a curarsi".
E sul confronto interno alla maggioranza afferma: “Io ho più consensi all’opposizione che all’interno. All’interno c’è la caccia alle poltrone. Ora ci sono i nuovi direttori generali. C’è tutto un rimescolamento e la mia faccia su queste cose non ce la metto”.
Al giornalista de L'Unione Sarda racconta anche di avere già messo sul tavolo le dimissioni: “Ora sono state concordate, ma io le ho proposte venti giorni fa, e anche il giorno della sfiducia. Adesso la Sardegna ci rimetterà: tutta la comunità scientifica insorgerà”.
Come si legge ancora, secondo Bartolazzi, il suo addio sarebbe comunque arrivato in assenza di un sostegno trasversale: “Sarei rimasto se ci fosse stato un accordo trasversale che mi dava carta bianca per fare la riforma dei servizi, portare le terapie, decidere la gente. In assessorato alla Salute ci sono 180 persone, io sono l’unico medico, questo dovete scriverlo”.
Nega però scenari catastrofici: “No, no, non dico questo. Vado via io e ci sarà una politica sanitaria esattamente identica a quella che c’è stata fino a oggi”. Il futuro: un aiuto “telefonicamente”, ma nessuna consulenza. Alla possibilità di restare come consulente risponde senza esitazioni: "Darò una mano, telefonicamente”.
E alla precisazione che questo avverrebbe gratuitamente replica: “Certo, senza alcun vincolo contrattuale”. Un incarico stabile in Sardegna, aggiunge, lo costringerebbe a lasciare il suo istituto: “E certo non mi conviene”.







