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Il tema del suicidio assistito e del fine vita approda nell'Aula del Consiglio regionale e conferma di essere divisivo, accendendo un lungo dibattito tra gli schieramenti, ma anche all'interno di essi.
A dividere, in particolare, oltre alle posizioni personali e di coscienza, invocate più volte durante la discussione, è il rischio impugnazione, come è avvenuto in Toscana, e il fatto che il Parlamento ha già cominciato l'iter per una disciplina organica nazionale, che renderebbe inutile la normativa regionale.
Ad aprire la discussione, questa mattina, la relatrice di maggioranza e presidente della commissione Sanità Carla Fundoni (Pd), che ha definito il provvedimento "una risposta di umanità che offre certezze agli operatori sanitari e un'occasione per migliorare il sistema". Per Fundoni la legge che dà applicazione alla sentenza della Corte Costituzionale "non crea un nuovo diritto ma accompagna senza imporre", nel rispetto della libertà di scelta del paziente. Di diverso avviso il relatore di minoranza Corrado Meloni (Fdi), che ha precisato come la disciplina del fine vita tocca l'ordinamento civile e "spetta esclusivamente allo Stato, legiferare a livello regionale comporterebbe una frammentazione normativa" mentre a Roma è già in corso l'esame di un disegno di legge nazionale.
Dopo la pausa chiesta dal capogruppo Fdi Paolo Truzzu, che ha preteso la presenza in Aula dell'assessore della Sanità Armando Bartolazzi, questa mattina impegnato col ministro, il resto della giornata è andato avanti con i tanti interventi dei consiglieri.
Nel campo largo in molti hanno posto l'accento sull'importanza per i legislatori sardi di affrontare il tema. Per il capogruppo Pd Roberto Deriu è "doveroso per il legislatore speciale attuare il dettato costituzionale per consegnare ai sardi una regola chiara sull'ultimo tratto della vita". Diretto il vicecapogruppo Fdi Fausto Piga secondo cui il testo "è incostituzionale già prima di essere approvato" e ha stigmatizzato lo "sciacallaggio politico su un tema che tocca la vita delle persone". "Una legge ci sarà, lo ha detto la Corte costituzionale - ha aggiunto - ma deve farla il Parlamento". Per Francesco Agus, capogruppo dei Progressisti, "quello che stiamo facendo oggi riguarda esattamente le nostre competenze in materia sanitaria". All'interno degli schieramenti le voci critiche sono state quelle di Lorenzo Cozzolino (Orizzonte Comune), nel centrosinistra, che ha ribadito la sua posizione contraria "da medico cattolico e credente". "Rispetto le motivazioni dei colleghi della mia stessa maggioranza, ma rivendico il diritto e il dovere di seguire la mia coscienza", ha detto.
Dall'altra parte è stato Gianni Chessa (Fi) ad annunciare invece il voto favorevole: "Non mi pongo il problema se la legge verrà o no impugnata, ma il punto è culturale e di apertura mentale, dobbiamo avere il coraggio di parlare in quest'Aula di questi temi". Nella replica l'assessore Armando Bartolazzi ha chiarito che i destinatari della norma non sono i malati terminali, né quelli che non sono in grado di scegliere liberamente, ma solo coloro che sono tenuti in vita esclusivamente dalle macchine e che possono scegliere in piena coscienza. Il presidente del Consiglio, Piero Comandini, ha chiuso la discussione generale e aggiornato la seduta alle 12 di domani, dopo la riunione della commissione (alle 10) che dovrà esaminare gli emendamenti presentati nel frattempo.