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Il 7 ottobre 2025, a Valledoria, una firma collettiva ha messo fine a un capitolo lungo diciotto anni. Dodici componenti della Compagnia barracellare hanno presentato le proprie dimissioni irrevocabili, decretando la decadenza automatica dell’intero corpo per insufficienza numerica, come stabilito dalla legge regionale 25 del 1988. Un atto che non è soltanto amministrativo, ma anche politico: il segno tangibile di una frattura profonda tra la compagnia e l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Marco Muretti.
Il documento di tredici pagine, rappresenta un vero e proprio atto d’accusa contro le modalità di nomina del nuovo capitano della Compagnia. A firmarlo sono stati Salvatore Pinna, capitano uscente, insieme ad Adriano, Amedeo e Luca Fattaccio, Giovanni Antonio Pinna, Antonio Spanu, Gianni e Valeria Dettori, Anna Colombino, Massimo Satta, Loredana Ana Gaucan e Adalberto Stangoni. Tutti insieme denunciano “gravi violazioni procedurali” della normativa regionale e affermano di non poter più operare in un contesto che, a loro dire, avrebbe smarrito i principi di trasparenza e rispetto delle regole.
I punti critici
Il cuore della contestazione ruota attorno a due presunti punti critici della procedura. Il primo riguarda la violazione dell’articolo 12, comma 7, della legge regionale, che prevede la scelta del capitano sulla base di una terna di nomi proposti dall’assemblea dei barracelli a scrutinio segreto. Nell’assemblea dell’11 luglio 2025, fanno sapere gli esponenti della compagnia, quindici membri su diciotto avevano espresso un orientamento chiaro: dodici voti per la riconferma di Pinna e tre per Annino Baduena. Nonostante ciò, il Consiglio comunale, nella seduta del 30 luglio, avrebbe votato soltanto su due nominativi, ribaltando l’esito assembleare e designando Baduena con sette voti contro uno. Una scelta definita nel documento come “violazione grave” della norma imperativa.
Il secondo nodo riguarda l’immissione in servizio del nuovo capitano. Secondo i barracelli dimissionari, il decreto sindacale del 23 settembre 2025 sarebbe stato emanato senza il necessario decreto prefettizio di attribuzione della qualifica per le funzioni di comando, come previsto dall’articolo 13 della legge. In assenza di tale atto, spiegano, la nomina sarebbe “priva di effetto”.
Da qui, la nascita di una situazione definita di “doppia investitura”: il capitano uscente, in servizio dal 2007 e mai formalmente revocato, e il nuovo capitano, privo, secondo quanto affermato dai dimissionari, del presupposto giuridico per esercitare l’incarico. Una condizione che, di fatto, avrebbe paralizzato l’attività della Compagnia e reso incerto il quadro istituzionale.
Nel testo, gli stessi ammettono che la decisione del Consiglio comunale rientra nella legittima sfera politica, ma sottolineano come la nomina di un candidato con minor consenso assembleare e minore esperienza abbia spezzato un equilibrio costruito in anni di servizio e collaborazione. Pinna, ricordano, ha alle spalle oltre sedici anni di attività continuativa, una formazione specifica in diritto amministrativo e procedimenti sanzionatori, e un ruolo riconosciuto in ambito di protezione civile e sicurezza ambientale.
Con dodici dimissioni su diciotto componenti, la Compagnia è venuta meno al numero minimo di dieci unità previsto dalla legge. La conseguenza è la decadenza automatica e la cessazione immediata del servizio barracellare nel territorio comunale. I firmatari chiedono ora al Consiglio comunale di prenderne atto formalmente e di avviare una nuova procedura di costituzione nel pieno rispetto delle norme.
L'addio dei componenti
Il capitano uscente, Salvatore Pinna, ha espresso la volontà di collaborare con l’amministrazione per “assicurare una transizione ordinata e la massima correttezza nelle operazioni di chiusura”.
Nel documento, gli ex componenti ricordano i diciotto anni di impegno della Compagnia: dal contrasto agli incendi alla vigilanza ambientale, dai servizi di pubblica sicurezza al sostegno durante l’emergenza sanitaria, quando furono loro a distribuire medicinali, cibo e disinfettanti alle famiglie più fragili. Negli ultimi mesi, però, scrivono, la Compagnia era stata impiegata “solo per feste e manifestazioni private”, mentre le funzioni istituzionali restavano inattive.
A emergere, tra le righe, non è solo la denuncia formale, ma la frattura umana di un gruppo che si era trasformato in una famiglia: “Si sono rotte amicizie pluridecennali di fratellanza fra i barracelli – si legge – che sarà difficile ricucire”.