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“Siamo qui a San Giovanni per dire no agli abbattimenti dei cinghiali”. Così Josephine Scano, la portavoce del gruppo di animalisti riunitisi ieri a San Giovanni di Sinis (Cabras) per invocare lo stop all’abbattimento di cinghiali nell’Oristanese.
Gabbie, maschere, slogan e striscioni: le associazioni Lav, Animal Voices United e Avi chiedono “la sospensione di questo progetto crudele che uccide centinaia di animali”. “Un progetto assurdo e in corso nel Comune di Cabras – prosegue l’animalista – che sta massacrando madri con i propri cuccioli al seguito. Iniziativa inaccettabile ed eticamente sbagliata, non possiamo arrogarci di privare il diritto alla vita a questi esseri senzienti”.
Il sit-in di protesta è dovuto all’abbattimento previsto dal Piano della provincia di Oristano. “Il bilancio – lamenta ancora Scano – è già di 15 compresi piccoli di due settimane”. “Uccidere – denuncia – non è una soluzione, ma il problema. La progressiva antropizzazione del territorio toglie habitat agli animali selvatici e li porta a cercare più spesso le risorse in aree urbane. Quando succede le istituzioni locali ricorrono spesso alla violenza per eliminare il problema”.
L’animalista propone soluzioni alternative: “Dissuasori di attraversamento, recinzioni elettrificate, corretta gestione dei rifiuti, oltre all’adozione di progetti per sterilizzare, non come i cani e i gatti, ma un mangime speciale che evita cucciolate indesiderate. Basta sparare”, insiste l’animalista, che poi si chiude in una gabbia e prosegue la protesta e le richieste di stop da dietro le sbarre.