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Il futuro del carcere di Badu ’e Carros accende il dibattito in Sardegna. Da un lato la denuncia del vescovo di Nuoro, monsignor Antonello Mura, che teme una trasformazione radicale della struttura penitenziaria nuorese; dall’altro l’intervento della presidente della Regione, Alessandra Todde, che raccoglie la preoccupazione e conferma che la prospettiva sarebbe concreta.
Nel suo editoriale pubblicato mercoledì 17 dicembre sulla rivista diocesana L’Ortobene, monsignor Mura ha sollevato più di un allarme. “Il giorno di Natale, come ogni anno, il Vescovo celebrerà la Santa Messa nel carcere di Badu ‘e Carros. Forse lo troverà vuoto. Forse ci saranno solo pochi detenuti, con qualche agente penitenziario”, scrive, spiegando che “voci sempre più insistenti danno conferme che si sta procedendo a ritmi serrati al trasferimento di tutti i detenuti ad altre sedi”.
Secondo il vescovo, l’ipotesi sarebbe quella di “avviare una ristrutturazione dei locali per farne un carcere che ospiti SOLO detenuti sottoposti al 41bis!”. Le informazioni raccolte, sostiene, sarebbero numerose e credibili: “Le voci sono molteplici e le fonti credibili, non solo in Sardegna. Come anche il via vai di pullman che si spostano da Nuoro. Due più due, continua a fare quattro”.
Mura giudica duramente le possibili conseguenze per il territorio: “Dico a voce alta che sarebbe un colpo alla città e a tutto il territorio. Spero di sbagliarmi, mi auguro di essere smentito”. Per il vescovo, l’operazione arriverebbe “come un fulmine a ciel sereno. Spiazzante e tremendo”, con effetti immediati sulle iniziative della diocesi, che “tramite la Caritas, avevamo già preparato doni e spazi di incontro non solo celebrativi: tutto per accompagnare persone che sono in difficoltà, non solo per la reclusione, ma anche perché necessitano di affetto, dialogo, fiducia".
L’editoriale contiene anche una riflessione più ampia sul ruolo della città: “Questa città non merita di diventare una ‘grande enclave’, etichettata come 41bis. Inaugurando, tra le case, un futuro che non vede più il carcere come luogo per riabilitarsi, ma solo per esistere come sepolti vivi”. E ancora: “La fatica di costruire rapporti umani (…) si scontra con la scelta di costruire barriere, muri di separazione, che dividono e che contrappongono, esasperando gli animi e alimentando una società spietata”.
Il vescovo si chiede perché questo debba accadere proprio a Nuoro: “Questa città ha accettato, da tempo, di convivere con un ‘carcere umano’, adottandolo come luogo di incontro, di sensibilità e di volontariato. Perché rovinare tutto? Spero e credo che non sia una decisione ‘nostra’, che non dipenda cioè da noi sardi. Oso pensare che ci si possa ricredere”.
Pur non contestando il regime 41bis in sé, Mura critica l’ipotesi che Badu ’e Carros venga riservato interamente a detenuti in regime speciale: “In discussione, giusto ribadirlo, non è la possibilità che uno Stato metta in atto ‘restrizioni necessarie per il soddisfacimento’ delle esigenze di sicurezza di tutti i cittadini – a Nuoro esiste già un’ala del carcere denominato 41bis – ma che un intero carcere venga destinato a questo scopo”.
Una decisione che a suo giudizio rischierebbe di “mettere in atto un trattamento che sa più di annientamento della persona che di rieducazione”. E ancora: “Se in una città si avesse un carcere così, esso non aiuterebbe e non educherebbe nessuno. Legittimerebbe una società spietata e senza futuro”.
Mura cita anche le parole di papa Leone XIV: “Nessun essere umano coincide con ciò che ha fatto e che la giustizia è sempre un processo di riparazione e di riconciliazione”.
La presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, raccoglie l'allarme del vescovo
Alle parole del vescovo ha risposto la presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, che conferma l’esistenza di un progetto avanzato. “Raccolgo la preoccupazione del vescovo di Nuoro, monsignor Antonello Mura, in relazione al carcere di Badu ’e Carros. L’ipotesi che il carcere venga svuotato e ristrutturato per ottenere una struttura destinata esclusivamente ai detenuti sottoposti al regime del 41-bis è concreta ed imminente”, afferma.
Todde definisce la prospettiva una scelta pesantissima: “Se confermata, sarebbe una scelta gravissima per Nuoro e per l’intero territorio. Non un intervento temporaneo, ma una decisione strutturale, assunta senza alcun confronto con la Regione. Una punizione per una città, per un territorio e per un’isola che faticosamente stanno rialzando la testa”.
La presidente ricorda di aver tentato il confronto istituzionale con il Governo: “Il 3 dicembre ho scritto alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni per contestare il trasferimento in Sardegna di un numero elevato di detenuti al 41-bis, senza ottenere alcuna risposta. Prima ancora avevo chiesto al Ministro della Giustizia l’apertura di un confronto formale, che era stato garantito e poi disatteso”.
“Non solo non mi sono state fornite risposte o rassicurazioni ma sono stata accusata di allarmismo”, aggiunge. Todde respinge inoltre l’idea che la Sardegna debba diventare l’unico centro del regime speciale: “È inaccettabile che un intero carcere venga ristrutturato e destinato esclusivamente a questo regime, concentrando in Sardegna costi, rischi e carichi che ricadono sulle comunità locali”.
Infine, l’appello politico: “I parlamentari sardi che sostengono questo governo vogliono essere complici di questo abominio o alzare la loro voce per dire che è ora di finirla? L’insularità non può essere usata come la nostra condanna”.







