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Lutto nel mondo della musica sarda, che piange il Maestro della fisarmonica, Fiorentino Piras. Virtuoso indiscusso de “su sonu”, l'artista di Siurgus Donigala ci ha lasciati a 89 anni.
Tra i grandi nomi della tradizione – Ignazio Erbì, Peppino Pippia, Macario Marras – Fiorentino spiccava per quella purezza, per quel tocco che sembrava sussurrare segreti dimenticati, come se ogni nota fosse un filo d’argento intrecciato con la storia della sua isola. Le sue esecuzioni non erano semplici performance: erano rituali.
Ascoltando “Puntu ‘e organu”, quel brano del 2003 dove la fisarmonica piange e ride, si può rivivere la storia dei pastori che scalano i monti al tramonto e le donne che tessono canti nel crepuscolo. O “Mediana pipia”, un viaggio sonoro di oltre quattro minuti che ti trasporta nei campi di grano maturo, dove il ballu trexentesu si fa carne viva, sudore e gioia condivisa.
Collaborazioni con maestri come Nanni Serra in “Ballu cabillu” o le danze sarde raccolte in “Fantasia di danze sarde” – album che oggi sembrano reliquie preziose – testimoniano un uomo che non suonava per fama, ma per tenere vivo il battito del cuore sardo.
La sua musica, diffusa in DVD come l’Enciclopedia della musica sarda, ha attraversato confini, insegnando a generazioni che la fisarmonica non è solo aerofono, ma veicolo di emozioni: il flusso d’aria dal mantice come il respiro della vita stessa.
Con la sua dipartita, Fiorantino Piras porta con sé un mondo di danze e melodie, il richiamo atavico di una Sardegna raccontata grazie ai suoni della storia e della tradizione. E a noi lascia un'enorme eredità, quella dell'arte che resta, che scava nel profondo, trasmettendo tramite la sua musica le memorie di un passato destinato a danzare fra i fili del tempo, accarezzando le corde della memoria.







