Davanti al gip del tribunale di Lamezia Terme, durante l’interrogatorio di garanzia, Francesco Di Cello, 64 anni, avrebbe ammesso di aver ucciso il figlio Bruno, 30 anni. “Ho sparato per disperazione”, avrebbe dichiarato l’uomo, spiegando le gravi tensioni familiari che da anni minavano la convivenza.

Secondo il suo racconto, Bruno avanzava continue richieste di denaro e rivolgeva frequenti minacce ai genitori. In passato il padre lo aveva denunciato, e da quella querela era scaturita una condanna per estorsione. “Vivevamo un inferno”, avrebbe aggiunto Di Cello, parlando al giudice e al pubblico ministero.

L’omicidio è avvenuto nella mattinata di venerdì 2 maggio nel quartiere Marinella di Lamezia Terme: un colpo di pistola calibro 38 al volto, esploso al culmine dell’ennesima lite. L’arma, clandestina e senza matricola, era stata ereditata dal suocero una decina d’anni fa. Dopo il delitto, l’uomo si è costituito spontaneamente al commissariato di polizia.

È ora attesa la convalida del fermo. Di Cello si trova nel carcere di Catanzaro, accusato di omicidio, porto e detenzione illegale di arma clandestina e ricettazione. Le indagini della Procura proseguono per definire nel dettaglio dinamica e contesto della tragedia.