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La Corte d’Assise d’Appello ha confermato l’ergastolo per Alessandro Impagnatiello, omicida della fidanzata Giulia Tramontano, ma senza riconoscere la premeditazione. Nelle motivazioni si legge infatti che “non vi sono prove che consentano di retrodatare il proposito di uccidere Giulia Tramontano rispetto al giorno” in cui l’ha accoltellata.
L’avvelenamento con topicida, somministrato nei mesi precedenti, secondo la Corte non aveva come fine l’omicidio della compagna ma l’interruzione della gravidanza. L’intento, sottolineano i giudici, era quello di provocare “l’aborto del feto” e non di colpire direttamente la madre.
Per Impagnatiello, spiegano, quel bambino rappresentava un ostacolo: lo considerava “il problema per la sua carriera, per la sua vita”. L’uso del veleno sarebbe dunque servito a fornire, nelle sue intenzioni, “una drastica soluzione” a una presenza che non voleva accettare.