La Procura di Milano ha chiesto una condanna a un anno e otto mesi per Chiara Ferragni nell’ambito del processo con rito abbreviato in cui l’imprenditrice digitale è imputata per truffa aggravata dall’uso del mezzo informatico. Al centro del procedimento ci sono le operazioni commerciali legate al pandoro Balocco e alle uova di Pasqua Dolci Preziosi.

Ferragni è arrivata di primo mattino a Palazzo di Giustizia, evitando telecamere e fotografi. In aula ha ribadito la propria posizione: "Abbiamo sempre fatto tutto in buona fede, nessuno di noi ha lucrato". All’uscita si è limitata ad aggiungere: "Sono fiduciosa, non posso dire altro. Grazie di essere qui".

Il giudice ha ammesso come parte civile l’associazione “Casa dei consumatori”. Oltre a Ferragni, sono imputati anche Fabio Maria Damato, suo ex braccio destro, per il quale la Procura ha chiesto la stessa pena, e Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia, per cui è stata avanzata una richiesta di condanna a un anno. Questa mattina si è tenuta la requisitoria dei pm. La sentenza è prevista per gennaio.

Secondo l’ipotesi accusatoria, Ferragni avrebbe indotto i consumatori a ritenere che l’acquisto del pandoro o delle uova fosse collegato a una donazione benefica. Una versione che l’influencer aveva definito, all’esplodere del caso, un "errore di comunicazione". Per la Procura, tuttavia, le due campagne avrebbero garantito a Ferragni un ingiusto profitto di circa 2,2 milioni di euro.

Gli inquirenti sostengono inoltre che le società riconducibili all’influencer abbiano incassato poco più di un milione di euro per promuovere, attraverso Instagram, un’iniziativa benefica per la quale Balocco aveva comunque stanziato 50mila euro a favore dell’ospedale, indipendentemente dal numero di pandori venduti.