Guasila

Spopolamento e parità di genere: il pensiero di Paola Casula

La prima cittadina di Guasila a tutto campo su alcuni temi dell’attualità politica

Spopolamento e parità di genere: il pensiero di Paola Casula

Di: Antonio Caria


Paola Casula è una delle poche donne in Sardegna a ricoprire il ruolo di Sindaca. Riconfermata prima cittadina alle ultime elezioni comunali, è stata anche candidata alle ultime elezioni regionali per Liberi e Uguali. Componente della Commissione Regionale Pari Opportunità, ha un ruolo molto attivo anche all’interno di Anci Sardegna. L’abbiamo voluta sentire su alcuni temi caldi della politica regionale.

1) Un giudizio, da Sindaca, sui primi mesi della Giunta Solinas

“A mio modesto parere avrei preferito tempi più rapidi già dai tempi dell'insediamento e nella costruzione dell'assetto organizzativo. Su diversi temi, anche quelli più forti che riguardano le comunità e la popolazione sarda, mi sembra la situazione sia stazionaria; su altri si è comunque in ritardo nelle risposte. Alcuni rallentamenti, come ad esempio l'erogazione della misura Reis, potrebbero creare criticità nella gestione delle fasce di popolazione a rischio marginalità sociale. Penso che sia necessario un maggiore coinvolgimento degli enti locali sui principali temi riguardanti i Comuni Sardi, rispetto a quello registrato fino ad oggi. Valuto positivamente la determinazione da parte degli assessori nel “visitare” personalmente e di frequente i diversi territori e quindi di voler mostrare una vicinanza alle genti, ma mi sembra che in realtà manchi una visione di sistema sulle grandi questioni che riguardano la Sardegna in tema di trasporti, ambiente, agricoltura, politiche sociali, vertenza entrate ecc...e sopratutto sulla qualità della vita che si vuole garantire ai Sardi per i prossimi 30 anni”.

2) Lei è componente della Commissione Regionale Pari Opportunità: secondo il suo punto di vista, nel 2019 c'è ancora la disparità tra uomo e donna?

“Sono stati fatti grossi passi avanti negli ultimi 30 anni: le donne si sono ritagliate un ruolo nel mondo del lavoro, della politica e nella vita familiare. Purtroppo però nonostante le conquiste ottenute dalle donne in termini di affermazione sociale in questi ultimi anni, i numeri continuano a dimostrare un tasso occupazione femminile in Italia altamente al di sotto rispetto alla media Europea. E come se non bastasse solo in un posto di dirigente su 4 c'è una donna: spesso infatti ci sono donne che rinunciano  alla carriera o che pur volendo incontrano il cosiddetto soffitto di cristallo, In altre parole, barriere invisibili, che ci impediscono di salire ai vertici. Il mondo della politica presenta ancora più ostacoli: le Sindache in Sardegna, che sono anche al di sopra della media nazionale, sono appena il 16% rispetto ai Sindaci in carica. La politica è a misura d'uomo e, nonostante le amministratrici abbiano ampiamente dimostrato di essere in grado di condurre ottime scelte politiche come e quanto gli uomini al governo, ci sono ancora moltissimi pregiudizi e poca fiducia nella donna che vorrebbe oggi rivestire ruoli che per molto tempo sono stati considerati esclusivamente maschili”.

3) Parliamo di spopolamento. Lei è Sindaca di Guasila, paese di poco più di 2mila 500 abitanti: quali sono le ricette per combatterlo?

“Di sicuro non penso che si possa pensare di poter lottare lo spopolamento, con le sole nostre forze, perché sarebbe una battaglia troppo ardua per le nostre piccole comunità, ma senz'altro noi Sindaci possiamo e dobbiamo intraprendere azioni che valorizzano l'intero patrimonio delle nostre comunità, patrimonio umano prima di tutto, storico, culturale, folkloristico, sociale e naturalistico. La sfida dei sindaci è, secondo me, sovvertire la tendenza. I giovani sindaci e amministratori, secondo me, sono oggi un grande esempio di tenacia e di coraggio. Impegnati ad amministrare le nostre comunità, proviamo a non sopravvivere allo stato delle cose, ma cerchiamo di sconvolgerle...inventandoci qualsiasi buona opportunità che possa generare indotto, sia economico o culturale. Io penso che per il futuro serva comunque una nuova visione delle cose: serve investire sulle persone che devono sentirsi addosso il dovere di partecipare alla creazione del proprio futuro e non di subirlo. Per fare questo è fondamentale che ci siano amministratori formati e coscienti, che investono in cultura  a partire dalla istruzione obbligatoria ad ogni altra forma di trasmissione delle conoscenze. Credo che davvero si debba essere convinti che sia ormai necessario investire nella “vita di paese”, accrescendo le opportunità lavorative e i servizi, perché il modello di vita del paese possa essere anche un modello di vita per i quartieri cittadini e uno strumento reale di contrasto allo spopolamento”.

4) Lei è una delle poche prime cittadine donna in Sardegna: è un vantaggio o uno svantaggio? 

“Non saprei dire se sia un vantaggio o uno svantaggio. Tra colleghi Sindaci ho sempre trovato la massima collaborazione e nessuna ostilità.  Mi ritengo fortunata a poter amministrare la mia comunità, che per la prima volta ha scelto come sua guida una Donna. Lo reputo un grande gesto di fiducia, di emancipazione e di crescita culturale. L' amministrazione che mi onoro di rappresentare, è composta da 7 donne e 2 uomini; a volte dobbiamo combattere qualche pregiudizio o stereotipo di genere, ma la vita degli amministratori o degli amministratrici non ha grossi differenziali: bisogna solo rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro. Con un pò di ironia: il vantaggio di noi donne? La capacità di gestire e di occuparci di più impegni contemporaneamente e talvolta di portarli avanti anche con discreto successo”. 

5) Lei è stata candidata alle ultime elezioni regionali: ci racconti la sua esperienza.

“È stata una scelta molto combattuta e non premeditata, ma quanto ho scelto di candidarmi l'ho fatto con convinzione. I motivi sono stati diversi. Un po' l' ho sentito come un dovere, per tutte le battaglie che in questi anni avevo portato avanti, sopratutto come Donna, rivendicando una maggiore rappresentatività in Consiglio Regionale. Alla prima occasione non potevo esimermi da questa sfida. Il secondo motivo è che in questi anni ho sempre pensato che la politica regionale dovesse aprirsi ad una prospettiva di sviluppo partendo dal modello delle comunità e dei paesi, di vicinanza alla gente e di semplificazione. Ho creduto nel progetto di Massimo Zedda e ho voluto dare il mio contributo per realizzarlo. Una esperienza nuova, forte, difficile e impegnativa, al di sopra delle mie aspettative. Ma, nonostante il progetto del centro sinistra non sia stato vincente, nessun pentimento. Non so se ci sarà una prossima occasione di confronto ma da quella esperienza sono cambiate tante cose, tutte in positivo”.

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