“Con l’approvazione della legge che istituisce l’ARAN Sardegna, primo passo verso l’attuazione del Comparto unico di contrattazione collettiva tra Regione ed Enti locali, la Sardegna compie un passaggio storico verso una Pubblica amministrazione più equa, efficiente e coesa”. Sono le parole dell’assessore degli Enti Locali, Finanze e Urbanistica, Francesco Spanedda, dopo il via libera all’unanimità alla legge da parte del Consiglio regionale, avvenuto durante la giornata di oggi, mercoledì 8 ottobre.

“Il Comparto Unico rappresenta un passaggio atteso da quasi vent’anni e finalmente, grazie all’istituzione dell’ARANS avviamo un percorso condiviso con gli Enti Locali che permetterà di costruire una gestione più equa e omogenea dei rapporti di lavoro nella Pubblica Amministrazione sarda. È un cammino graduale che mette al centro il benessere dei lavoratori, quello organizzativo e la riduzione delle disparità retributive, con la certezza che nessuno sarà penalizzato e nessun contratto sarà bloccato. Nessuno verrà lasciato indietro: Regione ed enti locali lavoreranno insieme per una Pubblica Amministrazione più efficace, efficiente e vicina ai cittadini”, commenta l’assessora degli Affari generali, Marielena Motzo.

La riforma attua quanto stabilito dall'articolo 12 della Legge Regionale n. 9 del 2006, che mirava all'unificazione contrattuale del personale sia regionale che degli enti locali.

“Rispetto alle questioni sollevate in Consiglio - spiega Spanedda - si evidenzia che questa norma si inserisce nel percorso già trattato dalla Legge 9, con Delibera del 4/8/2006, mai impugnata. Si tratta di un atto di giustizia sociale verso i lavoratori degli enti locali, che quotidianamente svolgono funzioni fondamentali per i cittadini, tra cui quelle già ereditate dalla Regione, in condizioni di disparità economica rispetto ai colleghi regionali. Ora potranno contare su un percorso certo di valorizzazione e armonizzazione contrattuale”.

La riforma attua quanto stabilito dall'articolo 12 della Legge Regionale n. 9 del 2006, che mirava all'unificazione contrattuale del personale sia regionale che degli enti locali.

“È un tassello che si inserisce all’interno di un ragionamento più ampio, strettamente connesso al Piano di sviluppo della Regione, che passa anche dall’attuazione del Comparto unico, ma si compone di più elementi, quali la riorganizzazione province, la digitalizzazione dei sistemi informativi territoriali e la formazione del personale - spiega Spanedda -. Un segnale concreto di fiducia nelle autonomie locali e nella loro capacità amministrativa. Il Comparto unico è anche uno strumento di rigenerazione della pubblica amministrazione, che favorirà mobilità e formazione, ma è anche una misura che può contribuire ad affrontare il problema dello spopolamento, necessariamente in sinergia con altre iniziative”.

Il processo di armonizzazione sarà graduale, con risorse già stanziate nel bilancio regionale. Citando la norma del 2006, “l’equiparazione dei trattamenti retributivi del personale è realizzata, in più tornate contrattuali, mediante un processo graduale regolato secondo una rigorosa valutazione di sostenibilità economico-finanziaria da parte della Regione e degli enti locali”.

La legge approvata oggi prevede finanziamenti significativi per ridurre il divario retributivo tra dipendenti degli enti locali e quelli della Regione. In particolare, sono stati stanziati 12 milioni di euro per il 2025 e 30 milioni di euro all'anno a partire dal 2026. Inoltre, sono previste spese di avvio e gestione delle strutture di rappresentanza (ARANS) per un totale di 257.500 euro nel 2025 e 365.000 euro nel 2026. Queste somme sono state incluse nel bilancio regionale per il periodo 2025-2027.

“Con questa riforma la Regione riconosce pienamente il ruolo dei Comuni e di tutto il sistema delle autonomie come cuore pulsante del servizio pubblico in Sardegna. È un passo di equità e responsabilità verso i lavoratori e i cittadini”, conclude l’assessore Spanedda.