Pro Vita & Famiglia accoglie positivamente il ricorso del Governo contro la legge regionale sarda sul suicidio assistito. Una decisione annunciata dal Consiglio dei Ministri il 20 novembre e sollecitata dall’associazione già al momento dell’approvazione della norma, lo scorso 17 settembre.

«Dopo il ricorso contro la legge toscana – dichiara il presidente Antonio Brandiquesto è un segno di coerenza e continuità politica per contrastare una deriva mortifera», sostenendo che la stessa linea dovrebbe essere mantenuta anche in Parlamento per fermare qualsiasi proposta nazionale sul fine vita, incluse quelle definite da una parte del centrodestra come un presunto “male minore”.

Brandi respinge l’idea che in Italia non sia possibile “morire con dignità”, ricordando che «gli strumenti ci sono già: la legge 219/2017 e il codice deontologico consentono di rifiutare le cure», oltre alla disponibilità di cure palliative e sedazione profonda. Il nodo, per l’associazione, resta l’accesso insufficiente a queste tutele: «solo il 33% dei malati che ne avrebbero diritto riceve davvero assistenza».

«Basta con la propaganda della paura: usare l'incubo del dolore per spingere una legge sul suicidio è scorretto e disumano», afferma ancora Brandi, auspicando che la Corte Costituzionale accolga i ricorsi del Governo e fermi «provvedimenti illegittimi e contrari al bene comune e alla dignità dei cittadini fragili».