PHOTO
“Il mondo è cambiato e l’Europa fatica a rispondere”. Da Oviedo, dove ha ricevuto il Premio Princesa de Asturias per la Cooperazione Internazionale, Mario Draghi è tornato a lanciare un monito all’Unione Europea. Per i giurati, l’ex presidente della Bce è “una figura chiave della difesa dell’integrazione europea e della cooperazione internazionale”.
Draghi ha ribadito la necessità di un “federalismo pragmatico”, una formula che permetta all’Europa di agire con maggiore rapidità e concretezza sui temi strategici. “Si tratta di un federalismo basato su temi specifici, flessibile e capace di agire al di fuori dei meccanismi più lenti del processo decisionale dell’Ue. Sarebbe costruito da coalizioni di volenterosi attorno a interessi strategici condivisi”, ha spiegato.
L’ex premier italiano ha sottolineato che “quasi ogni principio su cui si fonda l’Ue è sotto attacco”. E mentre a Bruxelles si continua a discutere sul superamento dell’unanimità nelle decisioni chiave, Draghi invita a procedere nei fatti: “È una necessità”.
Il suo intervento arriva a ridosso del Consiglio europeo che ha mostrato nuove divisioni, dalle conclusioni sull’Ucraina approvate a 26, al blocco sull’uso degli asset russi per la ricostruzione. Anche sul fronte del Green Deal e della competitività le crepe restano profonde.
“Oggi la prospettiva per l’Europa è tra le più difficili che io ricordi – ha concluso Draghi –. Abbiamo costruito la nostra prosperità sull’apertura e sul multilateralismo, ora affrontiamo protezionismo e potenza militare. La domanda è: quanto grave deve diventare una crisi perché i nostri leader trovino la volontà politica di agire?”.






