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In Sardegna, la cultura del cavallo è una forma di simbiosi profonda tra uomo e animale: un legame che attraversa i secoli, che parla di fiducia, rispetto e identità. Le corse, le pariglie, le vardias non sono semplici spettacoli, ma espressioni di una tradizione che unisce comunità, coraggio e appartenenza.
È in questo contesto che si inserisce la risposta del Comune di Orani che, in un messaggio pubblicato sui propri canali social, ha espresso amarezza per la risonanza mediatica della notizia che, da ieri, ha fatto il giro della stampa e del web.
È per motivi di ordine pubblico e sicurezza che sono scattate le otto denunce per i ragazzi di Orani che "lo scorso 13 ottobre, quando prima dell’inizio dei festeggiamenti ufficiali in onore di San Daniele - si legge nella nota stampa dei Carabinieri - hanno organizzato e partecipato a una competizione a cavallo non autorizzata: la folle corsa per le vie del paese ha messo in pericolo i cittadini, i cavalieri e i poveri animali”.
I ragazzi, tutti molto giovani, 4 con pregiudizi di polizia, sono stati identificati "attraverso la puntuale ricostruzione de percorso e la visione delle telecamere e denunciati". Una notizia accompagnata da un video che documenta quanto avvenuto e diffusa dalla stampa in quanto rientra nella normale attività di informazione.
Il Comune sottolinea come il paese sia conosciuto soprattutto per la cultura, la storia, l’artigianato e le manifestazioni tradizionali. “Siamo sinceramente sorpresi e amareggiati nel vedere oggi il nome di Orani campeggiare sulle prime pagine dei giornali. Non per un premio letterario, non per una mostra internazionale, non per una nuova eccellenza artigiana, ma per un episodio che, con tutto il rispetto, ci pare di modesto rilievo rispetto alla storia e all’identità culturale del nostro paese”, si legge.
L’amministrazione ha inoltre chiarito che non si sarebbe trattato di “corse clandestine, ma di vardias che non sono gare d’azzardo, ma espressioni di abilità, coraggio e senso di appartenenza, tramandate da generazioni e celebrate in molte feste tradizionali dell’Isola. Così come si tramanda l'amore e il rispetto per i propri cavalli che non sono mezzi, ma compagni di vita, curati con dedizione e affetto e parte integrante della nostra identità. Siamo abituati a far notizia per ciò che ci rende unici, non per ciò che ci rende comuni”.
A conclusione del suo messaggio, il Comune ha scelto toni di dialogo e autocritica, riconoscendo che ogni comunità cresce anche attraverso la capacità di riflettere sui propri errori e di migliorarsi nel rispetto delle regole: “Se nell’organizzazione di un evento, qualcosa non ha funzionato come doveva, ce ne faremo carico con responsabilità e trasparenza. Ci teniamo però a prendere le distanze dall’immagine che oggi si vuole dare di noi e dei nostri ragazzi: nulla di così grave è accaduto da non poter essere corretto e nulla giustifica una narrazione che ci dipinge in modo distorto. Orani continuerà a essere ciò che è sempre stato: un paese che sa fare cultura, sa fare comunità e sa fare autocritica. Ma, soprattutto, un paese che sa farsi rispettare. Se abbiamo sbagliato qualcosa, siamo pronti a ragionare su come agire nel rispetto delle regole, perché la cultura è anche questo: avere sempre voglia di migliorarsi”.







