In Sardegna

Mark Grace: Stranger to day light

Viaggio nella vita e nelle emozioni quotidiane col cantautore canadese

Mark Grace: Stranger to day light

Di: Enrico Bessolo


L'amore di Mark per la più nobile delle arti comincia fin dalla tenera età, nella sua Ottawa, davanti allo stereo: un mobile con il giradischi e le casse davanti al quale stava ad ascoltare musica.

Inizia a suonare la chitarra intorno ai 16 anni, ma -ancor prima di padroneggiare lo strumento- scriveva i testi immaginandosi la musica.

Ascoltare la musica di Mark e scambiare quattro chiacchiere sui più disparati argomenti è un’esperienza consigliata a tutti, almeno una volta, in virtù del suo entusiasmo e sorriso col quale (cosa non scontata) ringrazia e saluta alla fine di ogni brano che esegue e col quale insegna inglese, cercando -come con la musica- di trasmettere vibrazioni positive e condivisione.

“Stranger to day light” (straniero alla luce del giorno) è il titolo del singolo che ha dato poi il nome alla raccolta intera. Nella sua stanza ad Amsterdam, dove era approdato dal Canada e dove spesso si chiudeva per comporre, Mark ammira un tramonto riflesso su una finestra. Lo considera un simbolo del suo isolamento e da lì nasce la canzone.

Apre la serata “The Gates of Dawn”: cosa pensa una persona al risveglio? È felice di trovarsi davanti a una nuova giornata o vorrebbe fosse già finita? Per scoprirlo ascoltiamo appassionati gli arpeggi, gli accordi, le melodie ma soprattutto la coinvolgente voce di Mark.

Con “The Other Side” andiamo ad esplorare l’altro lato della vita, col sentimento della ricerca di quello che ci manca, che vediamo lì davanti a noi ma ci sembra irraggiungibile.

Saltiamo ora sulle corde che intonano una melodia in maggiore, che Mark definisce sua visione di pop: “Love Shines”, un invito a cogliere la giornata come fa il Sole, che sorge ogni giorno.

L’atmosfera diventa ora eterea, con una cover di “Dear Prudence”, canzone scritta da John Lennon per Prudence, ragazza depressa che si era rinchiusa in casa. Un invito ad uscire e aprirsi alla vita.

Dentro di noi abbiamo tutti il ricordo di un qualcosa di dorato, e Mark ce lo ricorda con una canzone molto solare composta-sempre ad Amsterdam- dopo il concerto dei Yes.

Al periodo milanese (definito dallo stesso cantautore “purgatorio”, tra Amsterdam ed il suo arrivo a Cagliari, quasi 14 anni fa) risale “Lilac Wine”, un vino fatto dai fiori che è “sweet and heady like my love” (dolce e inebriante come il mio amore).

Una malinconica ballata che rende l’atmosfera magica della primavera milanese che la ha ispirata, quando Mark fu catturato da dei fiori viola che, fiorendo, riempivano di colori e profumi inebrianti. Il sentimento del passaggio degli anni, che ne animò la scrittura, porta -in realtà- ad un paradossale ringiovanimento.

Arriviamo ai brani testimoni del fascino di Mark per le stagioni e per il loro alternarsi: Day’s Done (cover del brano del cantautore inglese Nick Drake, introdotta da una scala discende, che ricorda il sole al tramonto), High Summer (dedicata al giorno più lungo, quello del Solstizio estivo) e Saturnalia (dedicata al Solstizio invernale, era la festa che accoglieva con gioia l’allungarsi delle giornate).

La vibrante “Home Coming” ricorda il sentimento del richiamo di casa mentre “Golden Eagle” (aquila dorata) è un appassionato invito a volare -che sembrerebbe scritto da John Lennon- nato osservando i piccioni: possono volare ma li vediamo beccarsi per terra tra gli avanzi… un po’ come gli esseri umani.

Dopo una sempre attuale “Goodbye Blue Sky” (cover dei Pink Floyd) e un invito alla resilienza, che interroga sulla nostra capacità di affrontare le sfide, è quasi ora di andare a letto.

Chiude dunque la serata “Lullaby”, una ninna nanna che il cantautore dice essere stata di facile scrittura “Perché le canzoni più belle ti vengono di getto e facilmente”.

Una sera Mark stava badando alla bambina di un'amica, che si svegliò piangendo. Le mise una mano sulla guancia per calmarla, provando la sensazione stupenda e indescrivibile che provano i genitori… e che pervade la canzone e l’animo dei presenti, che ritornano a casa dopo due ore di evasione e riflessione in compagnia di un… Amazing Grace (e possiamo ben dirlo, How sweet his sound!).

D’altronde, il mondo senza un po’ di musica e poesia… sarebbe un luogo inospitale e privo di fantasia.

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