In Sardegna

Pili: “Milioni di euro per l’elisoccorso, lavoratori coop 118 costretti alla fame”

La Regione – sostiene Mauro Pili - sotto paga le cooperative che garantiscono il pronto intervento in ogni angolo della Sardegna

Pili: “Milioni di euro per l’elisoccorso, lavoratori coop 118 costretti alla fame”

Di: Alessandro Congia


“Un vero e proprio esercito di lavoratori dell’emergenza sanitaria senza stipendi e senza garanzie. Centinaia di lavoratori impegnati nelle cooperative contrattualizzate dal 118 regionale costretti a lavorare in nero. Operatori del soccorso emergenziale costretti a lavorare anche 12 ore al giorno senza alcun corrispettivo rispetto al lavoro svolto. Lavoratori fantasma visto che esistono sul campo ma che la regione fa finta non esistano. Una regione cieca che continua a sfruttare questi lavoratori impedendo di riconoscerli sia sul piano giuridico che economico. Molte cooperative, invece, di avere tutti i dipendenti (se pur pochi), in regola sono costrette di fatto ad avere lavoratori non assicurati e farli lavorare sostanzialmente in nero e senza nessuna garanzia. Tutto questo perchè la regione chiude entrambi gli occhi e permette di lavorare in queste condizioni per un servizio essenziale come l’emergenza sanitaria”.  

Lo ha detto il leader di Unidos,  Mauro Pili dopo aver incontrato i lavoratori sfruttati delle cooperative sociali che operano per conto del 118 regionale in tutto il territorio sardo. Pili ha anche annunciato l’intenzione di trasmettere tutti gli atti in suo possesso ad altri organi dello Stato perché venga compiuta un’azione di ripristino della legalità nei confronti di questi lavoratori. 

Sfruttamento vero e proprio considerato che questa gestione da caporalato sanitario consente alla regione di sollevarsi da un peso sia finanziario che di risorse umane a scapito dei lavoratori e delle stesse cooperative. Anziché far retribuire i lavoratori che garantiscono questo servizio la regione preferisce fare appalti milionari come elisoccorso e poi ignora situazioni decisive nel soccorso a terra.  

Lavoratori costretti a turni massacranti con 600/700 euro al mese. Se non saranno le istituzioni a porre fine a questa situazione siano altri organi dello Stato a farlo. Questi lavoratori devono essere riconosciuti a tutti gli effetti senza perdere altro tempo, per una questione di diritto e per un servizio indispensabile sul territorio sardo”.

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