Sono passati quattro anni da quel maledetto giorno in cui la Sardegna intera si è fermata. Quattro anni senza Mirko Farci, il ragazzo di appena 19 anni che l’11 maggio 2021 fu ucciso nella sua casa di via Monsignor Virgilio a Tortolì mentre cercava di difendere la madre, Paola Piras, dall’ex compagno, Masih Shahid.

Una tragedia che ha segnato profondamente la comunità ogliastrina, lasciando un vuoto incolmabile. Una ferita aperta nel cuore di una madre sopravvissuta a 18 fendenti e che, nonostante la forza mostrata nella lunga riabilitazione, continua a convivere con un dolore che nessuna giustizia potrà cancellare.

Il volto di Mirko è ancora oggi vivo nella memoria collettiva: simbolo di coraggio, amore e sacrificio estremo. Ha perso la sua, colpito al torace da due coltellate, una delle quali ha raggiunto i polmoni causandogli un’emorragia fatale. Le ferite sulle braccia, emerse dall’autopsia, raccontano il disperato tentativo di opporsi a un’aggressione feroce.

Masih Shahid, all’epoca 31enne, la notte dell’11 maggio si introdusse nella palazzina arrampicandosi da un pluviale, passando per l’abitazione del padre di Paola da cui avrebbe preso il coltello con cui colpì madre e figlio. Dopo il delitto tentò la fuga, ma fu catturato dai Carabinieri nelle ore successive e interrogato dalla pm confessò, parlando di gelosia e sospetti su un presunto nuovo compagno di Paola.

Nel marzo scorso, dopo un lungo iter processuale, è arrivata la conferma definitiva della condanna all’ergastolo per Shahid. La Corte di Cassazione ha dichiarato “inammissibile” il ricorso della difesa, sancendo in via definitiva il carcere a vita per l’assassino. Il verdetto ha confermato la sussistenza della premeditazione e della particolare crudeltà del gesto.

Portare avanti la memoria di Mirko è oggi un dovere collettivo. Per non dimenticare il suo gesto, per proteggere le vittime di violenza, per costruire una società che sappia riconoscere il valore della vita e dell’amore più profondo.