In Ogliastra il punto nascita è chiuso da quasi quattro anni: una ‘sospensione’ che ha avuto più compleanni di molte giunte. Intanto Ares e assessorato coltivano il silenzio amministrato, e la politica locale, salvo rarissimi sussurri, fa finta di non sentire”. Così il coordinamento #giulemanidallogliastra in una lettera aperta rivolta alla politica.

Nascere nel proprio territorio è un diritto, non un favore – spiegano dal comitato Senza servizi basilari non c’è futuro: ci sono solo spopolamento, ambulanze in tour, valigie pronte e case che si trasformano in villaggi fantasma. Volete la provincia? Senza nascite sarà un museo. Basta liturgie dello scaricabarile. Noi chiediamo, qui e ora, una data di riapertura scritta nero su bianco, un piano del personale (ostetriche, pediatri, anestesisti) con turni e nomi, mezzi e protocolli chiari per le emergenze materno-infantili e un cronoprogramma pubblico con responsabili e tappe. Oppure abbiate il coraggio di dire che non riaprite e assumetevi la responsabilità davanti agli ogliastrini e davanti alla storia”.

Perché qui non si tratta più di polemica: si tratta di decidere se l’Ogliastra deve continuare a vivere o essere accompagnata alla porta della sparizione”.

La domanda è semplice e brucia: quanto ancora siamo disposti a subire in silenzio? E se la ‘temporaneità’ deve festeggiare un altro compleanno, organizziamoci pure: voi portate la torta, noi le candeline con su scritto ‘vergogna’ – scrive il portavoce del coordinamento Adriano MicheliA chi ancora pensa che ‘va tutto bene così’, chiediamo una cosa sola: voi davvero ci vivreste in un territorio dove non si può nemmeno nascere?”