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Le indagini sull’omicidio di Marco Mameli, il giovane di 22 anni di Ilbono ucciso a coltellate durante la festa di Carnevale a Bari Sardo lo scorso 1° marzo, hanno registrato questa mattina una svolta decisiva.
La polizia, coordinata dalla Procura di Lanusei, ha eseguito una misura cautelare nei confronti di Giampaolo Migali, 27 anni, di Girasole, ritenuto il presunto autore dell’assassinio. Migali è stato accompagnato dagli agenti della Squadra mobile di Nuoro nel carcere San Daniele di Lanusei.
Giampaolo Migali
Giampaolo Migali è il giovane di Girasole già indagato per il ferimento di Andrea Contu, avvenuto la sera del 1° marzo a Bari Sardo, durante i festeggiamenti di Carnevale. Lo stesso giorno, poche ore dopo, Mameli veniva accoltellato a morte.
Dopo quella notte di violenza, Migali presentò spontaneamente alla polizia, e dinnanzi agli agenti avrebbe ammesso di aver ferito Contu, ma si sarebbe dichiarato estraneo all’omicidio di Mameli.
Accompagnato dall’avvocato Marcello Caddori, il 13 marzo scorso, Migali si presentò in Procura a Lanusei per l’interrogatorio davanti alla pm Giovanna Morra e alla procuratrice Paola Dal Monte. L’incontro durò pochi minuti: rilasciò dichiarazioni spontanee e ribadì quanto già affermato due settimane prima.
TRE FENDENTI
Secondo l'accusa della Procura di Lanusei, Migali la sera del'1 marzo ha ucciso Marco Mameli colpendolo con tre fendenti, di cui uno mortale, e nella stessa occasione ferì Andrea Contu.
L'indagine è stata condotta dalla Squadra mobile della Questura di Nuoro, coadiuvata dal Commissariato di Tortolì, dalla polizia scientifica di Cagliari, dal Ris dei carabinieri di Cagliari e da personale specializzato della Guardia di finanza di Arbatax.
La raccolta degli elementi di prova - spiegano dalla Procura - si è basata sull'acquisizione e successiva analisi delle immagini estrapolate dalle telecamere di videosorveglianza presenti nei pressi del luogo dell'omicidio, dagli accertamenti tecnico scientifici e dalle dichiarazioni di testimoni.
La mamma di Marco Mameli
A mantenere viva l’attenzione pubblica in questi mesi è stata soprattutto la voce della madre della vittima, Simona Campus, che attraverso i social network ha più volte denunciato il silenzio dei presenti e chiesto giustizia per il figlio.
“Si può togliere la vita a un ragazzo di 22 anni e sparire nel buio?”, scriveva in uno dei suoi accorati messaggi. “Chi ha colpito non è stato l’unico assassino quella notte, lo è anche chi ha visto e taciuto. Vergognatevi. Ogni giorno che tacete siete sempre più simili a chi gli ha tolto la vita”.
Il dolore di una madre tradotto in parole taglienti, che non risparmiano nessuno: "Mio figlio Marco è stato ucciso in mezzo a decine di persone. Erano presenti ragazzi, adulti, anche genitori, come me... Tutti hanno taciuto la verità. Alcuni hanno mentito. Qualcuno ha persino negato di essere lì. L'assassino di Marco non ha ancora un nome, ma la realtà è che nessuno era ignoto quella sera del primo marzo. Chi ha colpito non è stato l'unico assassino quella notte, lo è anche chi ha visto e taciuto, non smetterò di pensarlo. Vergognatevi!".
"E non parlate di paura, di rispetto, di dolore, o di non volervi immischiare"
"Dal momento in cui avete scelto il silenzio siete tutti parte di quel crimine - scriveva ancora la madre di Marco -.Avete preferito stare dalla parte sbagliata. Non c'è nessuna giustificazione né perdono per questo. Spero che il nome di Marco vi perseguiti sempre, che lo sentiate nel sonno, che vi tormenti, che vi consumi l'anima. Ogni giorno che tacete siete sempre più simili a chi gli ha tolto la vita. Mio figlio non è morto da solo. È morto circondato da "gente" che lo ha lasciato morire e a oggi continua a farlo. A tutti voi, nessuno escluso, dico: siete complici, codardi, vigliacchi, colpevoli. Tutto questo è difficile da accettare e impossibile da sopportare. Ancor più doloroso è il fatto che "chi sa" ha preferito proteggere il proprio comodo silenzio piuttosto che restituire dignità a un ragazzo innocente. La giustizia arriverà comunque perché in uno stato di diritto è inaccettabile che si possa togliere la vita a un ragazzo di 22 anni e rimanere impuniti".
"NON VOGLIO VENDETTA, MA VERITÀ"
"Io non voglio vendetta ma chiedo solo giustizia, chiedo verità – l'appello di Simona Campus –. Mi rivolgo a voi madri, perché so cosa significa proteggere un figlio, ma ora so anche cosa significa perderlo, e da madre a madre vi chiedo di aiutarmi a trovare la verità. I vostri figli erano lì. Hanno visto. Sanno. Ma stanno zitti. Perché? E voi madri? Anche voi fate finta di niente? Vi basta sapere che i vostri figli stanno bene, che mangiano, che dormono, che escono, che sono vivi? Io faccio fatica anche a respirare".
"La nostra famiglia tutta sta vivendo annientata nel dolore per la mancanza di Marco, un dolore reso ancora più lacerante dall’atto vile che ce l’ha inflitto, viviamo questo tempo sospeso, nell’attesa che la giustizia faccia il suo corso, ma abbiamo bisogno di conoscere la verità".