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“A voi infami, che pur conoscendola avete scelto di coprire la verità fingendo di non sapere nulla, dico che vi state rendendo ancora più vigliacchi, vili, miserabili e codardi”. Nel silenzio tagliente dei mesi che trascorrono senza una risposta, la voce di una donna, di una madre sconsolata e determinata, riecheggia per chiedere giustizia per suo figlio, Marco Mameli, assassinato lo scorso 1 marzo, notte di Carnevale, a Bari Sardo.
Non passa giorno senza che venga fatta memoria di quella nottata di sangue, quando fra la folla festante il 22enne di Ilbono è stato accoltellato a morte. Non sono bastati gli appelli a rompere il silenzio, nemmeno le fiaccolate in sua memoria, fino ad oggi. Prima a Ilbono, poi a Loceri e infine a Bari Sardo. Domani a Pattada, paese di residenza della fidanzata di Marco, per chiudere un cerchio, quando alle 19:30 il corteo partirà dalla Chiesa del Carmelo.
“State continuando ad affondare la lama sul corpo di mio figlio – scrive Simona Campus, mamma di Marco –. Ma ricordate bene che il silenzio non cancella la colpa e non potrà nascondere a lungo la verità”. Una verità che la famiglia della giovane vittima insegue da settimane, senza sosta, affinché si spezzi definitivamente questa scia di silenzio nata nel sangue e nel dolore.