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Prenderanno il via la prossima settimana le analisi del Dna e delle impronte digitali repertate dai carabinieri del Ris di Cagliari nel casolare della tenuta ConcaEntosa, tra Palau e Arzachena, di proprietà di Emanuele Ragnedda. È lì che, nella notte tra l’11 e il 12 settembre, è stata uccisa Cinzia Pinna, 33 anni, di Castelsardo.
Nei prossimi giorni sarà inoltre clonato l’hard disk del computer dell’imprenditore, reo confesso del delitto, sequestrato dopo la sua ammissione, avvenuta dodici giorni dopo l’omicidio. Sul dispositivo, un Apple, gli esperti del Ris eseguiranno ulteriori accertamenti per individuare eventuali tracce biologiche o digitali.
Gli inquirenti non erano inizialmente riusciti ad accedere ai dati a causa delle rigide protezioni del sistema operativo Apple, che impedisce l’apertura senza la password. A sbloccare la situazione è stata la compagna di Ragnedda, Rosa Maria Elvo, 50enne ristoratrice di San Pantaleo, indagata per favoreggiamento insieme a Luca Franciosi, 26 anni, lombardo.
Attraverso il suo legale, Francesco Umberto Furnari, la donna ha collaborato con gli investigatori fornendo la chiave d’accesso al computer. “Noi abbiamo fatto fare alla Procura e al consulente tecnico d’ufficio il loro lavoro – spiega l’avvocato – ma una volta che non sono riusciti ad accedere al pc ho chiesto alla mia assistita se ricordasse la chiave d’accesso. La password fornita era ancora valida. Lei ha da subito dato la sua piena collaborazione con la Procura”.






