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“Ha gridato al lupo al lupo qualche volta di troppo e per questo credo che anche i suoi amici non le abbiano creduto. Quante probabilità ci sono che una persona sia vittima di due episodi con elementi a tratti simili?”. Così, l’avvocato Enrico Grillo ha concluso la propria arringa difensiva nel processo che vede imputato il giovane Ciro Grillo – figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle – insieme agli amici Francesco Corsiglia, Vittorio Lauria ed Edoardo Capitta, tutti accusati di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una studentessa italo-norvegese, all’epoca dei fatti 19enne, e di una sua coetanea.
Accanto al collega Andrea Vernazza, il legale avrebbe scelto toni pacati ma decisi. Centrale, nella difesa, la questione legata al consumo di alcol da parte delle due ragazze nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2019, tra il Billionaire e la villetta di Porto Cervo di proprietà della famiglia Grillo, dove si sarebbe consumata la presunta violenza. “Tutti i ragazzi dai primi interrogatori hanno sempre dato la stessa versione sul quantitativo di alcol consumato quella sera. L'unica che invece parla di un quantitativo più elevato ed ingente è la presunta vittima – ha chiarito l'avvocato Enrico Grillo – La sua stessa amica ha dichiarato di aver bevuto, ma ha escluso che fossero ubriache, precisando che erano anche in grado di camminare”.
Una narrazione, quella della difesa, che punta a ridimensionare la percezione dello stato di alterazione della studentessa. Grillo ha ricordato come, il giorno dopo, la ragazza avesse partecipato a una lezione di kitesurf in spiaggia, domandando retoricamente: “Come poteva praticare uno sport se aveva tutto quell'alcol nel sangue?”. Altro passaggio chiave dell’arringa ha riguardato la galleria fotografica estrapolata dal cellulare della ragazza, contenente oltre 3.300 tra foto e video, risalenti al mese successivo alla notte incriminata: “Sono oltre 3.300 tra foto e video che non parlano di una persona che sta vivendo un periodo di crisi. Io non do giudizi né voglio suggestionare i giudici, ma il giorno dopo aver subito un fatto come quello, ciò che la ragazza dice e ciò che fa deve essere valutato sotto il profilo della compatibilità con quello che dice di aver subito”.
Infine, l’avvocato ha fatto riferimento a un altro caso denunciato in precedenza dalla stessa studentessa, relativo a un presunto stupro da parte di un amico norvegese, Enrique Bye Obando. Un episodio poi sarebbe stato smentito dalla giovane stessa: “La mia impressione – ha ripetuto l'avvocato – è che la ragazza abbia un disagio forte che manifesta con alcune persone, mentre con altre mostra un carattere differente. Una ragazza, insomma, che prova un forte disagio giovanile e un disagio con se stessa”.
Successivamente è stato il turno del secondo difensore di Grillo, l'avvocato Ernesto Monteverde, con la cui arringa si è chiusa la prima delle tre udienze fissate dai giudici del tribunale di Tempio Pausania per la discussione del pool della difesa dei quattro imputati accusati di violenza sessuale. Si torna in aula domani, venerdì 11 alle 10.30, sabato 12 ma anche lunedì 14 luglio - questa data è stata aggiunta oggi - per il proseguo delle arringhe e a seguire le eventuali repliche. Poi i giudici dovrebbero entrare in camera di consiglio per emettere la sentenza, forse nella stessa giornata.
L'avvocato Monteverde ha ripreso la linea difensiva del suo collega: “Quello che dice questa ragazza non è mai quello che poi fa e ha la propensione a non dire la verità. Non è credile e voi giudici avete gli elementi per definirlo. I periti stessi hanno detto che lei ha un problema a dire di no. In questa aula abbiamo sentito sviscerare le chat dei quattro ragazzi in cui sono stati sottolineati i termini definiti sessisti e aggressivi verso le donne, ma anche nelle chat della ragazza con le amiche il tono e il linguaggio utilizzato denota disprezzo nei confronti dei ragazzi in generale, che definisce sfigati, parlando anche del sesso non sempre come sacro, ma più spesso in maniera disinvolta e con meno sacralità”.
“Dal nostro punto di vista anche solo la richiesta di condanna a questi quattro ragazzi è sbagliata. Abbiamo presentato ai giudici ragionevoli dubbi", Quindi, rivolto al collegio, l'avvocato ha concluso: “Avete un macigno che pesa sulla testa di questi ragazzi, all'epoca appena maggiorenni”. Sul capo di imputazione B, quello riguardante le foto a fondo sessuale scattate alla seconda ragazza, il legale è stato chiaro: È un fatto brutto, lo hanno ammesso anche i ragazzi, ma non l'hanno toccata, non c'è stato contatto, e non c'è il reato sessuale così come non è presente la violenza di gruppo. Le mie richieste sono assolutorie per entrambi i capi di imputazione”.