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Dopo quasi vent’anni di silenzio, gli scavi al Nuraghe Diana, a Quartu Sant'Elena, sono tornati a raccontare — e rivelare — la storia. Guidati dalla Soprintendenza archeologica, i lavori — sospesi da una ventina di giorni e pronti a riprendere in autunno — hanno già portato alla luce nuove porzioni del villaggio nuragico che circonda il monumento. E le evidenze emerse sono tutt’altro che ordinarie: si tratta di ambienti costruiti con una tecnica muraria diversa da quella del nuraghe centrale, ma coevi nella datazione. Un’ulteriore conferma della complessità architettonica e culturale di questo sito millenario affacciato sul Mediterraneo.
Il Nuraghe Diana si erge a soli 150 metri dal mare, su un’altura che per millenni ha controllato rotte, scambi e approdi. Non a caso, secondo la tradizione più antica, il sito era chiamato Janna — "porta" in sardo — a indicarne la funzione strategica. Costruito nel pieno dell’età nuragica, il complesso è composto da una torre centrale, due torri frontali, un vano scala e un villaggio circostante ancora in corso di scavo. Un’eredità di pietra e memoria che si è evoluta nei secoli: durante la Seconda guerra mondiale, la sommità del nuraghe fu trasformata in torre di avvistamento militare, integrata nella batteria antinave Carlo Faldi, con bunker, postazioni armate e cunicoli ancora oggi visibili.
"Le ultime campagne di scavo ci danno una prova concreta del legame strettissimo tra il mare e la comunità nuragica che si era insediata in questo punto nevralgico del litorale", racconta Gianfranca Salis, funzionaria della Soprintendenza archeologica di Cagliari. "Il Diana esercitava un controllo su tutta la costa e dialogava con altri siti megalitici, formando un vero e proprio sistema territoriale durante il Bronzo Recente. Gli scavi non sono ancora conclusi: ora si passa alla fase del restauro, sia delle strutture emerse che dei reperti, sorprendentemente ben conservati. Dentro le capanne abbiamo trovato materiali lasciati lì nel momento dell’abbandono, e sarà possibile ottenere moltissime informazioni una volta completato il lavoro". Al termine del progetto, aggiunge Salis, si potrà garantire anche la piena fruizione pubblica dell’area e dei suoi reperti.
L’amministrazione comunale di Quartu Sant’Elena punta a rendere il Nuraghe Diana un presidio culturale permanente, aperto alla visita e alla valorizzazione tutto l’anno, non solo nei mesi estivi. Del resto, l’intero litorale quartese è costellato da ben 38 insediamenti nuragici, ma nessuno affascina quanto il Diana, per posizione, storia e potenziale scientifico. A sancirne l’importanza, il sito è stato inserito tra i monumenti nuragici candidati al riconoscimento Unesco come patrimonio dell’umanità.
Non mancherà neanche il sostegno degli eventi culturali: dal 12 luglio fino a ottobre il Nuraghe Diana sarà uno dei protagonisti della rassegna Incanti, che conta circa 80 appuntamenti tra spettacoli, visite guidate e iniziative diffuse. Parte della programmazione si svolgerà anche presso un altro sito archeologico quartese di grande rilievo: la Villa Romana di Sant’Andrea.