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Sono trascorsi quasi quattro mesi dal 1° marzo, il giorno in cui Marco Mameli, 22 anni, operaio di Ilbono, è stato brutalmente assassinato durante la sfilata dei carri di carnevale a Bari Sardo.
Settimane di complesse indagini senza esito, testimoni muti, l'ombra dell'omertà che campeggia su una vicenda che ha sconvolto l'Ogliastra e l'intera Isola. La Procura di Lanusei e le forze dell’ordine continuano a lavorare, nel massimo riserbo, per ricostruire ciò che è accaduto durante la festa del sabato di carnevale, quando una zuffa fra giovani culminò nel sangue.
NESSUN COLPEVOLE
Poche ore dopo l'omicidio, il 27enne Giampaolo Migali, di Girasole, si presentò spontaneamente in caserma ammettendo di aver ferito durante la lite un’altra persona, Andrea Contu, e prendendo però le distanze dal delitto di Marco Mameli.
Stando a quanto emerso fino a ora, nessuno dei numerosissimi giovani presenti alla sfilata avrebbe visto nulla di significativo, né sarebbe stato in grado di indicare l'identità all'autore dell'aggressione costata la vita al 22enne di Ilbono.
"GIUSTIZIA PER MARCO"
Oggi gli amici di Marco stando condividendo sui social le immagini di uno striscione che riporta un messaggio forte e significativo: "Verità e giustizia per Marco Mameli. L'assassino di Marco deve stare dietro le sbarre, non libero di godersi l'estate. Vogliamo giustizia, siamo stanchi di aspettare!".
In questi mesi, più volte la famiglia della vittima ha rivolto accorati appelli a chiunque sappia qualcosa affinché trovi il coraggio di aiutare gli inquirenti a chiudere il cerchio.
LA MAMMA: "SENTO TUTTE LE COLTELLATE"
La madre di Marco, Simona Campus, ha più volte affidato ai social i suoi pensieri: "Oggi scrivo a voi, madri come me – uno dei suoi messaggi condivisi di recente su Facebook –, ma non vi scrivo per chiedere la vostra pietà, vi chiedo solo di aiutarmi a conoscere la verità. Vi chiedo di immedesimarvi nel mio dolore, di fermarvi un attimo a pensare, a immaginare… provate per un momento a “sentirlo” sulla vostra pelle, sentite il dolore profondo e definitivo che prova la madre orfana di un figlio? Un dolore che non ti abbandona mai, da quando quel giorno hai saputo che tuo figlio è stato ucciso, accoltellato al cuore, senza pietà. Perché? Chi? Nessuna risposta".
"Tuo figlio ha subito l’ingiustizia più grande ma anche tu madre, quelle coltellate le senti tutte, su di te, ne senti il dolore vivo e profondo, in ogni momento della tua giornata senza pace e in ogni notte senza sonno. E quelle domande che continuano a tormentarti fino a toglierti il respiro, "Perché? Chi?", rimangono ancora senza risposta, avvolte in un vigliacco silenzio".
"NON VOGLIO VENDETTA, MA VERITÀ"
"Io non voglio vendetta ma chiedo solo giustizia, chiedo verità – ancora Simona Campus –. Mi rivolgo a voi madri, perché so cosa significa proteggere un figlio, ma ora so anche cosa significa perderlo, e da madre a madre vi chiedo di aiutarmi a trovare la verità. I vostri figli erano lì. Hanno visto. Sanno. Ma stanno zitti. Perché? E voi madri? Anche voi fate finta di niente? Vi basta sapere che i vostri figli stanno bene, che mangiano, che dormono, che escono, che sono vivi? Io faccio fatica anche a respirare".
"La nostra famiglia tutta sta vivendo annientata nel dolore per la mancanza di Marco, un dolore reso ancora più lacerante dall’atto vile che ce l’ha inflitto, viviamo questo tempo sospeso, nell’attesa che la giustizia faccia il suo corso, ma abbiamo bisogno di conoscere la verità".
"ABBIATE CORAGGIO"
"Vi chiedo solo di guardarvi dentro, di guardare negli occhi i vostri figli e di aiutarli a trovare il coraggio che serve per rompere questo silenzio. Non siate madri complici, siate madri giuste. Se non lo fate per me o per Marco, fatelo per voi stesse, per non diventare anche voi parte di questo male. Abbiate il coraggio di guardare in faccia la verità e chiedete ai vostri figli di fare altrettanto. Chiedetevi cosa si provi ad andare a trovare il proprio figlio al cimitero, a non poterlo più stringere tra le braccia, a sentirlo solo con il cuore".
"Madri, voi che avete la fortuna di poter abbracciare ancora i vostri figli, non potete rimanere indifferenti anche davanti alla più grave delle ingiustizie, la violenza non è la normalità. Ritrovate la dignità, la coscienza, accompagnate i vostri figli a compiere un gesto di responsabilità nel rispetto della vita, propria e altrui. Una madre distrutta che non smetterà di lottare".