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Dopo gli scrutini, le riunioni, le ultime verifiche e i saluti di fine anno, per loro inizia un altro rito, che nulla ha a che fare con la scuola eppure, in fondo, dalla scuola è nato: un viaggio insieme, ogni estate, da ormai 15 anni.
Sono dieci insegnanti sarde, provenienti da diversi paesi dell’Isola, legate da un’amicizia nata tra i banchi, ma non quelli degli studenti. Lì, dietro le cattedre, tra registri e lavagne, hanno condiviso giornate di lavoro, difficoltà, soddisfazioni, correzioni a matita rossa e confidenze nei corridoi.
Con il tempo, quelle colleghe sono diventate qualcosa di più: una compagnia affiatata, capace di superare trasferimenti, cambi di scuola e stagioni della vita.
E così, ogni estate, si ritrovano. A volte in dieci, a volte una in meno. Ma la partenza, a luglio, non salta mai.
Scelgono una meta, mai la stessa, e si danno appuntamento in aeroporto. In questi anni hanno visitato Atene, la Slovenia, la Polonia, la Spagna, camminato chilometri, assaggiato piatti sconosciuti, riempito taccuini di appunti, comprato souvenir per i loro alunni.
“Anche in vacanza – ci raccontano - non ci dimentichiamo dei bambini. Se vediamo qualcosa che può farli sorridere, o che può essere uno spunto per una lezione, lo annotiamo o lo portiamo con noi”.
Nel gruppo c’è anche Maria Giovanna Cherchi, artista molto amata della musica sarda, che nella vita quotidiana è anche insegnante. Una presenza che arricchisce il gruppo con una nota di colore in più, ma che non ruba la scena alla coralità di una storia fatta di donne normali con un legame straordinario.
“Siamo partite per gioco, la prima volta. Era il modo per premiarci dopo un anno faticoso. Non immaginavamo che sarebbe diventata una tradizione lunga quindici anni. Ma oggi non potremmo farne a meno”.
Tra passeggiate, risate, piatti tipici e musei, queste maestre si concedono ciò che insegnano tutto l’anno: curiosità, condivisione, voglia di imparare. Ma stavolta, senza campanelle.
Il loro è un modo di viaggiare che ha il sapore delle cose autentiche. Di quelle che si portano a casa e, in fondo, anche un po’ in classe.