In Italia, dove ogni anno vengono sprecati in media 67 kg di cibo per persona, si sta osservando un aumento delle persone che saltano i pasti, compromettono la qualità della propria alimentazione o dipendono da servizi di assistenza alimentare sempre più sovraccaricati. Questi fenomeni legati alla povertà e all'insicurezza alimentare stanno assumendo un'importanza crescente, con significative implicazioni sociali, economiche, sanitarie e ambientali. Il primo volume dell'Oipa, Osservatorio Cursa - Consorzio Universitario per la Ricerca Socioeconomica e per l'Ambiente - sull'Insicurezza e la Povertà Alimentare, realizzato in collaborazione con diverse università italiane e la Fao, è stato presentato a Roma alla presenza di Maurizio Martina, direttore generale aggiunto della Fao. L'obiettivo di questo studio è fornire una panoramica sull'insicurezza alimentare attraverso l'analisi dei dati statistici, delle condizioni territoriali e delle riflessioni sul diritto al cibo. Un elemento fondamentale considerato è il complesso di fattori che influenzano la disponibilità, l'accessibilità e la qualità del cibo nelle diverse realtà locali. Una sezione significativa del rapporto è dedicata alla Città metropolitana di Roma Capitale, che evidenzia una situazione critica: circa un terzo della popolazione risiede in zone classificate come 'deserti alimentari', dove mancano punti vendita accessibili, mentre il 35% si trova in 'deserti solidali', ovvero aree prive di reti strutturate di assistenza; solo l'1,2% delle persone è autosufficiente dal punto di vista alimentare. Le periferie urbane sono particolarmente vulnerabili, con scarse possibilità di scelta, limitato accesso ai servizi pubblici di sostegno e una marcata fragilità strutturale. Il coordinamento dell'opera è stato curato da Davide Marino, professore di Economia e Politica Agroalimentare all'Università del Molise e Direttore scientifico dell'Osservatorio, insieme a Daniela Bernaschi, ricercatrice specializzata in disuguaglianze sociali e sistemi alimentari inclusivi presso l'Università di Firenze, e Francesca Benedetta Felici, dottoranda in Geografia Umana presso l'Università La Sapienza.