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Formali denunce sono state presentate all'autorità giudiziaria italiana per segnalare una serie di condotte legate all’indagine che ha portato alle incriminazioni nel processo al cardinale Angelo Becciu. A comunicarlo sono i suoi legali – Massimo Bassi, Gian Domenico Caiazza, Cataldo Intrieri, Maria Concetta Marzo, Luigi Panella e Fabio Viglione – in una nota congiunta.
"Un dovere, più che un diritto – affermano gli avvocati – dopo le sconcertanti scoperte che la lettura delle chat ha portato ad emersione. Sono condotte che meritano il vaglio approfondito della competente autorità giudiziaria e che non possono essere sminuite da una pretesa marginalità delle dichiarazioni rese o omesse da testimoni ed imputati".
Gli avvocati sottolineano come, dall’esame della messaggistica, emerga "nitidamente l’ingiustizia complessiva del processo al quale i nostri assistiti sono stati sottoposti, come non mancheremo di rappresentare anche alla corte d’appello".
Quanto alle condotte che si sarebbero verificate sul territorio italiano, la valutazione spetterà alla magistratura ordinaria: "Per quanto riguarda le condotte avvenute in Italia, sarà la Procura della Repubblica – si legge ancora nella nota – a verificare i fatti e ad attribuire le relative responsabilità".