Politica

Soru sogna una nuova Sardegna: "Aggiorniamo lo Statuto"

Il leader della "Coalizione Sarda" presenta la sua idea di seconda autonomia

Soru sogna una nuova Sardegna:

Di: Redazione Sardegna Live


Renato Soru guida il percorso della "sua" Coalizione Sarda intervenendo nel dibattito pubblico con una serie di analisi diffuse via social. L'ultimo in ordine di tempo è quello di "seconda autonomia" e riforma dello Statuto regionale.

"Una coalizione che aspiri al governo della Sardegna - scrive Soru -, non limitandosi alla gestione dell’ordinario, deve avere una visione strategica del futuro della nostra comunità nel contesto europeo e mediterraneo. Deve elaborare, prima di ogni altra cosa, una idea chiara di sé stessa, dei propri diritti e responsabilità e un disegno compiuto di adeguamento dei rapporti tra la Regione, lo Stato e l’UE. Questa esigenza di riforma del sistema istituzionale, comunque ineludibile, è resa ancora più urgente dalla proposta dell’attuazione del regionalismo differenziato proposto dal Governo Meloni, il primo di febbraio 2023, con il c.d. disegno di legge “Calderoli”, che apre scenari fortemente preoccupanti per la stessa autonomia speciale della Sardegna".

Soru aggiunge: "È tempo che il prossimo Consiglio Regionale, eventualmente con il contributo di una “Consulta Statutaria” rappresentativa dei diversi enti ed organizzazioni presenti nella società sarda, approvi l’aggiornamento dello Statuto e lo trasmetta alle Camere per la sua approvazione. Un nuovo Statuto per una seconda stagione della nostra autonomia regionale, che faccia propri i grandi cambiamenti dell’economia e della società dal 1948 ad oggi, e contenga conseguentemente i nuovi poteri necessari per un effettivo autogoverno e autodeterminazione della Sardegna, nel contesto statale ed europeo".

"La prossima Giunta Regionale dovrà rinegoziare con lo Stato il trasferimento di nuovi poteri, prioritariamente in materia di continuità territoriale, di produzione e distribuzione di energia rinnovabile, tutela ambientale valorizzazione e gestione dei beni culturali, istruzione e formazione. Lo dobbiamo fare al più presto se vogliamo davvero realizzare i nostri progetti di crescita e di sviluppo".

"Tuttavia - spiega -, non è pensabile presentarsi ad un confronto con il Governo nazionale che spinge per una riforma così palesemente sbilanciata verso le realtà forti, a scapito della solidarietà tra regioni, senza avere approntato un proprio adeguato strumento di Governo regionale che consenta di esercitare pienamente i poteri dell’Autonomia con la necessaria forza e autorevolezza. Deve essere aggiornata la forma di governo e di amministrazione per rispondere alle istanze di una società in transizione verso forme di lavoro, di organizzazione sociale, culturale ed economiche nuove e potenzialmente di grande prospettiva, ma che han bisogno di “strumenti” di governo adeguati".

"Si può ripartire dalla legge Statutaria della Regione Sardegna del 10 luglio 2008, n.1, ponendola in discussione per aggiornarla e adeguarla alle mutate esigenze dell’oggi, prevedendo un sistema organizzativo che superi l’attuale modello “rigido” di assessorati, già definiti nel numero e nelle competenze, sul modello statale-ministeriale degli anni ’70. Occorre aggiornare la Legge n.1 del 1977 che ancora oggi, dopo quasi 50 anni, regola l’organizzazione della nostra Regione. È necessario proporre una forma di governo regionale più flessibile, dove possano convivere strutture permanenti, per lo svolgimento di funzioni fondamentali per la vita dei cittadini (tutela della salute, tutela della sicurezza delle persone - protezione civile; beni culturali; tutela dell’ambiente; bilancio; gestione risorse umane, gestione patrimoniale), con strutture più flessibili, in grado di essere organizzate e fortemente orientate al raggiungimento degli obiettivi strategici di programma".

E ancora: "Occorre portare avanti velocemente, con determinazione, una vera transizione digitale dell’intera amministrazione regionale e locale. Occorre avere un disegno complessivo chiaro, che superi l’attuale parcellizzazione per assessorati ed enti di sistemi informatici non interoperabili, insicuri, distanti dal semplificare la vita dei cittadini e delle imprese. È il tempo dei servizi in cloud, della valorizzazione dei dati raccolti, dell’intelligenza artificiale generativa di una possibile trasformazione epocale dell’efficienza della pubblica amministrazione, per i quali giacciono non spese ingenti risorse previste dai finanziamenti europei".

"A questi primi essenziali provvedimenti, si deve accompagnare una completa revisione della suddivisione delle competenze tra le diverse articolazioni istituzionali del territorio: le attività di gestione devono, per quanto possibile, essere svolte in prossimità del cittadino utente. Autorizzazioni non complesse, concessioni, erogazioni di contributi regionali, aiuti per calamità, solo per fare esempi concreti, a nostro avviso debbono e possono essere gestite localmente".

"Al livello regionale debbono permanere le attività legate alla gestione di risorse comunitarie o nazionali non delegabili, le pianificazioni strategiche (paesaggistica, energetica, idrica, etc), la pianificazione e realizzazione di opere infrastrutturali d’interesse regionale, la gestione dei vincoli ambientali (VAS; VIA). In sostanza si tratta di dare attuazione ad un vero federalismo intraregionale. Gli odierni strumenti di comunicazione e scambio dati, supportati da una avanzata digitalizzazione dei procedimenti, consentono una forte delocalizzazione dei processi di lavoro, togliendo qualunque alibi al rinvio di questo processo di federalismo interno, quale indispensabile contributo alla coesione territoriale".

"Infine, va ricreato, tra tutti i partecipanti alla Pubblica Amministrazione, il senso di appartenenza ad una grande missione collettiva, al concreto servizio della nostra Comunità regionale, di ogni cittadino e cittadina della Sardegna.  Deve essere sottoscritto un patto di integrità, tra l’autorità politica e la struttura amministrativa, nel quale sia ribadito, con consapevole passione civile, il reciproco impegno ad operare, nella distinzione (non separazione) dei ruoli, nel rispetto dell’imparzialità e terzietà dell’azione amministrativa, lealmente per il buon andamento della pubblica amministrazione, nell’esclusivo interesse di tutti i cittadini/e della Sardegna. Non sarebbe un semplice atto solo formale: sarebbe un impegno e un gesto forte, quasi rivoluzionario", conclude Soru.

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