In Sardegna

Tradizione pasquale de su Nenniri: simbolo di vita nuova, dai culti pagani alla religione cristiana in Sardegna

Questa usanza, oggi diffusa in tutta la Sardegna, affonda le sue radici nel culto pagano del dio Adone. E' un vasetto contenente germogli di grano che, lasciati crescere al buio, il giorno di Giovedì Santo vengono portati in chiesa per adornare il sepolcro del Cristo

Tradizione pasquale de su Nenniri: simbolo di vita nuova, dai culti pagani alla religione cristiana in Sardegna

Di: Giammaria Lavena


La Settimana Santa in Sardegna è accompagnata da riti, cerimonie e tradizioni che da sempre contraddistinguono la comunità dei fedeli, in momenti di raccolta e di grande forza espressiva. Numerose, dunque, le celebrazioni che affondano le proprie radici nella storia cristiana dell’Isola e che vanno di pari passo con quella del Paese, capace nei secoli di unire a usi e costumi locali anche quelli di culture straniere. Fu con l’arrivo degli spagnoli, ad esempio, che nel 1600 molti dei riti pasquali oggi diffusi vennero introdotti in Sardegna. Sas prammas, sos Sepulcros, s’Iscravamentu, la processione del Cristo morto: sono solo alcuni degli appuntamenti che annualmente accompagnano la settimana prima de Sa Pasca Manna, nella cui mattina si svolge la processione de S’Incontru

TRADIZIONE PASQUALE. Fra le innumerevoli tradizioni legate alla Santa Pasqua, una delle più diffuse nell’Isola è quella de su Nenniri, pratica sacra fortemente legata al culto della nascita dopo la morte. Tutte le chiese sarde, durante la Settimana Santa, vengono adornate insieme a palme e ramoscelli d’ulivo da questa graziosa pianta. Ma di cosa si tratta? Non sono altro che semi di grano, riposti in un vaso o un piatto contenente terra o bambagia, spesso innaffiato e tenuto al buio per far crescere candidi germogli di un giallo brillante. Il Giovedì Santo su Nenniri si porta in chiesa, dopo essere stato adornato con nastri e fiori, e si posa a fianco a Su Sepulcru, il sepolcro del Cristo, a simboleggiare la risurrezione.

ORIGINI PAGANE. Le origini di questa particolare usanza sono da ricercare negli antichi culti pagani del Mediterraneo. Essa, infatti, rimanda direttamente al culto di Adone, dio greco della vegetazione che, nata in primavera, appassisce sul finire della stagione estiva. Adone era conteso da Persefone e Afrodite e, preferendo quest’ultima, scatenò le ire della prima. Così Zeus, padre di Persefone, decise di intervenire costringendo l’affascinante dio a dividere il suo tempo fra le due spasimanti. I primi quattro mesi sarebbero stati trascorsi in compagnia di Persefone, nel regno degli Inferi, mentre il secondo quadrimestre sulla Terra con Afrodite, incarnando il ciclo stagionale della natura. 

RINASCITA. Tale culto è giunto in Sardegna dopo essersi diffuso in Grecia e in Asia Minore. Il significato originario dei giardini di Adone era proprio quello della morte e rinascita del dio della vegetazione, simboleggiata dal passaggio dal buio invernale (gli Inferi) alla luce primaverile (la Terra e Afrodite), quando la terra, feconda e generosa, dona all’uomo i suoi frutti. Per onorare il dio Adone venivano realizzati vasi colmi di cereali e di ortaggi che, crescendo e appassendo in breve tempo, simboleggiavano la brevità della vita delle divinità di pari passo col ciclo della natura.

SU NENNIRI NELLA TRADIZONE CRISTIANA. Con l’avvento del Cristianesimo tale usanza è stata adottata dalla religione cattolica. Così, ancora oggi, nelle ore che precedono la Pasqua case e chiese si colorano di Nenniri, che possono essere anche regalati in dono ad amici e parenti in segno di prosperità, oppure sistemati al centro della tavola nel giorno del pranzo pasquale e mantenuti sino a che i germogli non seccano. Un tempo era inoltre usanza utilizzare gli stessi germoglio come cura contro numerosi mali, un antidoto benefico che veniva impiegato per is affumentus (le fumigazioni) e quindi come ulteriore rituale di purificazione. Oggi, quella de Su Nenniri, è una pratica diffusa in tutta la Sardegna. 

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