Cagliari

I sette colli di Cagliari: storia millenaria del capoluogo sardo, meraviglia del Mediterraneo

Come la città eterna, anche Cagliari sorge su sette colli, che danno vita ad altrettanti quartieri. Alcuni popolati già in epoca neolitica, hanno attraversato i secoli e ancora oggi portano segni e testimonianze della ricca storia isolana

I sette colli di Cagliari: storia millenaria del capoluogo sardo, meraviglia del Mediterraneo

Di: Giammaria Lavena


Fra le tante particolarità che caratterizzano la città di Cagliari, una delle più affascinanti è rappresentata dal fatto che il capoluogo isolano sorge su sette colli. Proprio come a Roma, Praga, Lisbona, Mosca, Bruxelles, Istanbul e tante altre città ancora (sono ben 16 in tutto il mondo). A Cagliari ogni colle dà vita all’omonimo quartiere: un legame che risale a tempi remoti, e che conferisce una connotazione fortemente identitaria al territorio di una città fra le più belle dell’intero bacino del Mediterraneo. Ogni colle, custode millenario di una parte di storia cagliaritana, ha le sue peculiarità e una propria tradizione. Ma quali sono, e che nomi gli sono stati attribuiti? Che storia si portano dietro e come si sono evoluti nei secoli? A tal proposito su ognuno di essi si hanno delle testimonianze documentate, che ne ripercorrono la successione di eventi.

COLLE DI CASTELLO. È il più noto, poiché su di esso sorge il quartiere più antico di Cagliari, quello maggiormente caratterizzante e identitario del capoluogo. Qua, forse fin dal periodo punico, era situata un’acropoli, edificata dai cartaginesi e probabilmente popolata in seguito anche dai romani, di cui tuttavia non sono rimaste evidenti tracce. In epoca medievale, sotto i pisani, il colle fu munito di un complesso sistema di bastioni e torri, delle quali si conservano ancora oggi quella dell'Elefante ad Ovest, dell'Aquila ad Est e di San Pancrazio a Nord. La fortezza qui innalzata venne poi utilizzata da spagnoli e piemontesi che ne modificarono le strutture militari per scopi difensivi. Attraversando le stradine di Castello si respira tutta la storia di questo quartiere, i cui palazzi ed edifici hanno subito l’influenza architettonica che oggi contribuisce a renderlo unico nel suo genere.

Colle di Castello. Foto: Cagliari Turismo

COLLE DI BONARIA. Qui sorge il cimitero monumentale di Bonaria, che si estende su un'area utilizzata come necropoli già dai punici, dai romani e dalle prime comunità cristiane di Cagliari. Il cimitero venne costruito nel 1828 ad opera del capitano del Genio militare Luigi Damiano e aperto dal 1° gennaio 1829. Il nome gli fu conferito dagli aragonesi, che lo chiamarono in questo modo per via della presenza di “aria buona” e che nel 1324 ne fecero una città fortificata, e fino al 1326 la capitale del regno di Sardegna e Corsica. Proprio qui la leggenda narra dell’arrivo della famosa Madonna, che prende il suo nome, il 25 marzo 1370, salvatrice di un equipaggio proveniente dalla Catalogna. La sua fama fu talmente grande che i naviganti la nominarono loro protettrice ed in suo onore, secondo la tesi più accreditata nei secoli, fu dato il suo nome alla capitale argentina, “Buenos Aires”.

Nostra Signora di Bonaria

COLLE DI MONTE CLARO. Secondo le più antiche testimonianze fu già abitato circa 2.500 anni fa, nell’età del Rame, periodo intermedio tra il Neolitico e l'età del Bronzo. Nel 1905 vennero scoperte delle antiche tombe ipogeiche, dalle quali se ne sono ricavate ipotesi di una cultura a sé stante, che fu appunto chiamata di “Monte Claro”. Gli abitanti di questo colle potrebbero aver importato nell’isola l’uso della ruota per modellare l’argilla. Oggi qui si trova uno dei parchi pubblici più frequentati per lo svolgimento di attività sportive, passeggiate o pic-nic. All’interno del parco sono presenti un bocciodromo, strutture ludiche per bambini, un laghetto abitato da oche, anatre e tartarughe, un bar-ristorante.

Parco di Monte Claro. Foto: Cagliari Turismo

COLLE DI SANT’ELIA. Anch’esso frequentato sin da epoche antichissime. Il promontorio di Sant’Elia si affaccia sul mare ed è caratterizzato da una serie sconnessa di rocce calcaree, grotte naturali e falesie biancheggianti, e divide in due archi il Golfo degli Angeli. Testimonianze di abitanti in quest’area si hanno già nel Neolitico: sono stati rinvenuti dei reperti nella grotta dei Colombi, nelle stazioni all’aperto della Sella del Diavolo e in alcuni ripari sotto roccia. I clan di proto-sardi vivevano in grotte e costruivano grossolani vasi e oggetti in pietra e ossidiana. Data la posizione strategica, il colle fu scelto dai cartaginesi per la costruzione di un tempio dedicato ad Astarte (dea madre, progenitrice di tutti i viventi) e inserito, probabilmente, in un sistema fortificato nel ruolo di vedetta e difesa. Oggi è meta nota e apprezzata da escursionisti e avventurieri, tramite il quale possono scoprire affascinanti e inaspettati scorci della città di Cagliari. In cima è inoltre situato l’omonimo faro, uno dei più antichi della Sardegna, attivato nel 1860 dal Regio Ufficio del Genio Civile.

Colle di Sant'Elia. Foto: Arasolè Cagliari

COLLE DI TUVIXEDDU. Il nome Tuvixeddu significa ‘colle dei piccoli fori’, dal termine sardo ‘tuvu’ che sta per ‘cavità’, dovuto alla presenza di numerose tombe scavate nella roccia calcarea. In questo territorio si estende infatti la più grande necropoli punica ancora esistente, compresa fra il rione cresciuto lungo il viale Sant'Avendrace e quello di via Is Maglias. È tra il VI ed il III secolo a.C. che i cartaginesi lo scelsero per seppellirvi i loro morti. Particolarmente interessanti, fra le tante, la Tomba dell’Ureo e la Tomba del Combattente, decorate con palme e maschere tutt’ora ben conservate. Alle pendici del colle di Tuvixeddu si trova anche una necropoli romana, prevalentemente composta da tombe a fossa e a camera, incinerazione, arcosolio e colombari. Oggi vi si vorrebbe realizzare un grande parco archeologico e naturalistico, all’interno del quale è prevista anche la costruzione di un museo che conservi i reperti e la storia del colle. 

Necropoli di Tuvixeddu

COLLE DI SAN MICHELE. È uno dei più alti della città e qui si eleva il castello di San Michele, fortezza di età giudicale oggi adibita a museo. Pare che in quest’area i romani avessero eretto un tempio per Esculapio (dio della Medicina). In età bizantina il culto pagano per il protettore della medicina fu sostituito da quello cristiano per san Michele. Il colle, grazie alla sua altezza (120 m) costituisce una vera e propria vedetta naturale, dalla cui sommità si può ammirare l’intera città di Cagliari. Le prime frequentazioni nella zona sono testimoniate da alcuni frammenti di ceramica che offrono una cronologia abbastanza estesa, dal III secolo a.C. al IV secolo d.C. Il castello di san Michele fu edificato dai pisani, che smantellarono il convento e costruirono l’imponente maniero per controllare eventuali attacchi. Nel 1326 fu ceduto a Berengario Carroz, che ne fece la sua abitazione, agghindandola e trasformandola in una dimora sicura e confortevole. L’ultima esponente della famiglia Carroz che visse a San Michele fu la contessa Violante, morta nel 1511. Successivamente la fortezza fu inglobata tra i beni della corona spagnola, e nel 1652 fu utilizzata come lazzaretto durante la pestilenza, poi nuovamente fortificata in occasione degli attacchi francesi del Seicento e del Settecento. Nel 1930 colle e castello divennero di proprietà militare e poi vennero sdemanializzati fino a passare allo Stato e al Comune, che a metà degli Ottanta promossero vari interventi di restauro. Oggi il castello conserva la cortina muraria circondata dal fossato e le tre torri, ma ha subito una profonda trasformazione con strutture di policarbonato e acciaio.

Castello di San Michele

COLLE DI MONTE URPINU. Storico polmone verde della città, col suo parco dà dimora ad uno dei quartieri residenziali più raffinati della città, oltre che a numerose specie animali. Per secoli è rimasta un'area selvaggia, zona impervia e abbandonata, immersa nella flora incontaminata e popolata da varie specie animali fra cui le volpi, da cui prende il nome (“Urpinu” significa “Volpino”). Durante il ventennio fascista il colle viene acquistato dal Comune di Cagliari e dichiarato primo parco urbano della città. Negli anni Ottanta venne praticata dal Comune un'importante riqualificazione, con rimboschimento e chiusura dell'area con recinzione. Oggi si estende per 350.000 m², con suggestivi punti di vista su Cagliari e il Campidano, lo stagno di Molentargius e la spiaggia del Poetto ed è percorso dal Viale Europa sulla cresta, in tutta la sua lunghezza. È una delle mete preferite da famiglie e giovani, soprattutto nel periodo estivo, attrezzato di bar e parco giochi e sede di un prestigioso club tennistico. Ospita al suo interno numerose specie di piante e arbusti e di animali che vi abitano in totale libertà come fagiani, oche, anatre, pavoni, cigni, tartarughe e lucertole.

Parco di Monte Urpinu

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