Padova

Funerali Giulia Cecchettin. L'omelia del vescovo di Padova

Il vescovo: "Brilla il volto di Giulia vicino a quello della mamma" e poi "Chiediamo la pace del cuore anche per Filippo e la sua famiglia"

Funerali Giulia Cecchettin. L'omelia del vescovo di Padova

Di: Redazione Sardegna Live


Questa mattina migliaia di persone hanno dato l’ultimo saluto a Giulia Cecchettin. I funerali della giovane uccisa dall’ex ragazzo si sono tenuti nella basilica di Santa Giustina a Padova.

Di seguito le parole del vescovo Claudio Cipolla, che rivolge un pensiero anche a Filippo Turetta.

“Non avremmo voluto vedere quello che i nostri occhi hanno visto, ne avremmo voluto ascoltare quello che abbiamo appreso nella tarda mattinata di sabato 18 novembre. Per 7 lunghi giorni abbiamo atteso, desiderato e sperato di vedere e sentire cose diverse, invece ora siamo qui, in molti, con gli occhi anche quelli del cuore pieni di lacrime e con gli orecchi bisognosi di essere dischiusi ad un ascolto nuovo. Abbiamo bisogno di parole e di gesti di Sapienza che ci aiutino a non restare intrappolati nell'immane tragedia che si è consumata per ritrovare anche solo un piccolo spiraglio di luce dalla fede cristiana e dalla parola che il Signore ci ha appena rivolto.

Raccolgo come sostegno alcune parole per orientarsi in questi giorni di lutto e di dolore. La prima è l'attesa. Domenica è iniziato per noi cristiani il tempo dell'avvento, tempo che educa all'attesa, ad alzare lo sguardo oltre il buio. Dal tronco ferito e spezzato della nostra umanità spunti un germoglio come evocava il profeta nella prima lettura […] Questa storia lascia in noi amarezza, tristezza a tratti anche rabbia, ma quanto abbiamo vissuto ha reso evidente anche il desiderio di trasformare il dolore in impegnoper l'edificazione di una società e un mondo migliori, che abbiano al centro il rispetto della persona donna o uomo che sia e la salvaguardia dei diritti fondamentali di ciascuno, specie quello della libertà e responsabile definizione del proprio progetto di vita. Questo impegno è indispensabile, non solo per garantire qualità di vita al singolo individuo, ma anche per realizzare quei contesti sociali e quelle reti in cui le persone siano valorizzate in quanto soggetti in grado di dare un contributo originale e creativo.

Il sorriso di Giulia mancherà al papà Gino alla sorella Elena al fratello Davide e a tutta la sua famiglia. Mancherà agli amici, ma anche a tutti noi perché il suo viso ci è diventato caro. Custodiamo, però, la sua voglia di vivere, le sue progettualità, le sue passioni, le accogliamo in noi come quel germoglio di cui parla il profeta perché desideriamo insieme attendere la fioritura del mondo nel quale finalmente anche i nostri occhi saranno beati.

Seconda parola che mi guida è quella della speranza. L'attesa più o meno giustificata di un evento gradito di un giorno favorevole è illusoria se consiste nella semplice proiezione di nostre aspirazioni anche legittime come trasformarla in reale cammino verso la felicità. Abbiamo bisogno che la nostra attesa sia arricchita e sostenuta dalla speranza che è un dono dello spirito, che ci aiuta a vivere a cercare a trovare e costruire la vita di fronte alla morte di Giulia, ma anche a quella di tante donne bambini e uomini sopraffatti dalle violenze e dalla guerra emergono tutti i nostri dubbi. Non solo ci chiediamo davvero: ci sarà la vita dopo la morte, ma anche ha senso impegnarsi se poi tutto si riduce a poca cenere. La speranza che oggi rinnoviamo per noi cristiani ha un nome e un volto: quello di Gesù, il Signore risorto e lui la vita che la morte non è riuscita a ingabbiare, il giusto che l'ingiustizia non è riuscita a spezzare, il mite e umile di cuore che ha scardinato la violenza del potere. La speranza che è Cristo è più di un antidoto nei momenti difficili della vita […]

Sembra pura utopia immaginare un mondo in cui le tensioni e gli opposti si compongono con una tale armonia. le piazze, le aule universitarie, i palazzi, le nostre case possono certo diventare quei luoghi dove poter difendere i diritti dei più deboli e creare le condizioni per una vita sociale e individuale all'insegna della giustizia e della libertà, ma i cammini intrapresi in questi spazi saranno efficaci e giungeranno a dei risultati duraturi nella misura in cui dentro ciascuno di noi si comporrà l'armonia annunciata dal profeta. E così arriviamo alla terza parola: Amore. Una grande parola, una parola che orienta all'alterità, che cerca il bene dell'altro, dell'altra, io con la mia concreta e personale esperienza non so parlarne se non a partire dal Vangelo e da Dio, ma anche per me il riferimento è così alto da sembrare irrealizzabile come la profezia di Isaia. I nostri anche se umani e responsabili sono sempre tentativi di amore e noi siamo sempre in cammino e sempre in ricerca della strada migliore. Forse, voi giovani potete osare di più rispetto al passato, avete a disposizione le università e gli studi, avete possibilità di incontri e confronti a livello internazionale, avete più opportunità e benessere rispetto a cinquant'anni fa, nella libertà potete amare meglio e di più questa è la vostra vocazione e questa può e deve diventare la vostra felicità. Su questa strada ci incontreremo e potremmo aiutarci. Si incontreranno i giovani e Dio, i giovani e il Vangelo. L'amore non è un generico sentimento buonista, quindi non si sottrae alla verità, non sfugge la fatica di conoscere e di educare se stessi. È empatia che genera solidarietà, accordo di anime e corpi nutrito di idealità comuni, compassione che nell'ascolto dell'altro trova la via per spezzare l'autoreferenzialità e il narcisismo. Se questo è il nostro sogno, se cerchiamo germogli di speranza e di amore, avvertiamo però tutti la fatica di questo lavoro interiore. La nostra fragilità rende corto il respiro della speranza, è precaria la tenuta dei nostri amori […]

Ti preghiamo signore di farci il dono della pace, è nella pace che i popoli progrediscono in cultura, civiltà in solidarietà e umanità, è nella pace che le risorse vengono indirizzate per acquisire strumenti che nobilitano la vita delle persone, soprattutto delle più deboli e fragili e scompaiono le diseguaglianze sociali. Insegnaci, Signore la pace tra generi tra maschio e femmina, tra uomo e donna. Vogliamo imparare l'amore e vivere nel rispetto reciproco, cercando anzi il bene dell'altro nel dono di noi stessi. Non possiamo più consentire atti di sopraffazione e di abuso, per questo abbiamo bisogno di concorrere per riuscire a trasformare quella cultura che ancora li rende possibili. Ti domandiamo signore la pace nel rapporto tra generazioni, tra giovani adulti e anziani, così che il coraggio e le aspirazioni possono coniugarsi con la sapienza e la profondità di chi conosce la storia e ne interpreta le direttrici, così che non torni ad essere accolto tra le possibilità a nostra disposizione ciò che già lo sappiamo ha prodotto il male. Donaci signore anche la pace del cuore, del mio cuore e del cuore di tutti i presenti. Chiediamo la pace del cuore anche per Filippo e la sua famiglia. Il nostro cuore cerca tenerezza comprensione, affetto, amore, la pace del cuore e pace con se stessi con il proprio corpo, con la propria psiche, con i propri sentimenti, soprattutto quelli che riguardano il senso delle azioni che compiamo. [… ] Il volto di Giulia è stato sottratto alla nostra vista, resta impresso nell'affetto e nella memoria e nella memoria di chi l'ha conosciuta e apprezzata ora noi posiamo lo sguardo su quello di Gesù […] in lui brilla il volto di Giulia vicino a quello della mamma, da lui si accendano ancora il desiderio che cresca per tutti la passione per la vita.”

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