In Sardegna si accende lo scontro istituzionale sulla proposta di legge depositata alla Camera da Paola Chiesa (Fdi), che attribuisce allo Stato la competenza esclusiva su difesa e sicurezza, subordinando l’applicazione delle norme regionali ambientali e paesaggistiche al via libera dello Stato Maggiore. Una misura che, secondo la Regione, rischia di paralizzare qualsiasi intervento locale se riguarda poligoni, basi o depositi militari.

L’assessore Francesco Spanedda parla di “un tentativo evidente di scavalcare le nostre tutele paesaggistiche e ambientali, e soprattutto lo Statuto speciale”. L’esponente della Giunta Todde avverte che “basterebbe invocare la ‘sicurezza nazionale’ per neutralizzare le nostre leggi e aggirare qualunque strumento di governo del territorio”, una prospettiva giudicata “inaccettabile per una Regione autonoma”. Spanedda richiama anche il principio statutario secondo cui i beni statali non più utilizzati devono tornare alla Regione e boccia l’ipotesi di assimilare le aree militari ai siti industriali dismessi.

Da parte delle forze di centrosinistra la reazione è immediata. Per il M5s, una simile norma renderebbe quasi impossibile opporsi persino all’eventuale collocazione di impianti come un deposito di scorie o una centrale nucleare dentro una zona militare. Il consigliere Gianluca Mandas chiede ai colleghi di Fratelli d’Italia di intervenire per fermare la proposta. Critica anche Sinistra Futura, che accusa il Governo di voler “stracciare le prerogative” delle regioni come la Sardegna, da sempre segnate dal peso delle servitù militari.

Sul tema interviene anche la presidente Alessandra Todde, che richiama la storia dell’Isola nel rapporto con le strutture militari e ribadisce che “qualsiasi iniziativa legislativa che punti a depotenziare le competenze regionali non può essere accettata”. Ricorda che i beni non più destinati alle funzioni statali devono tornare alla Regione e cita il caso di Sant’Elia, dove fu bloccato il progetto di un parco fotovoltaico in area militare. La presidente sottolinea inoltre che la Sardegna ha compiuto scelte precise in materia di tutela con la Legge 20/2024 e avverte: indebolire le prerogative regionali significa mettere a rischio ambiente, salute e qualità della vita. “Non accetteremo arretramenti – conclude – né che basti invocare la ‘sicurezza nazionale’ per svuotare di significato le nostre tutele: difendere la nostra autonomia significa difendere il futuro dell’Isola”.