Non si è fatta attendere la presa di posizione del consigliere regionale Valdo Di Nolfo (Uniti per Todde) dopo il maxi-sequestro di canapa avvenuto nei giorni scorsi in un’azienda agricola del Sassarese, dove la Guardia di Finanza ha rinvenuto 276 chili di infiorescenze di cannabis stipati in un capannone e oltre 2.000 piante già messe a dimora nei terreni di pertinenza. Un’operazione che ha portato alla denuncia del titolare per violazione dell’articolo 73 del DPR 309/1990, e che secondo Di Nolfo “mostra tutte le contraddizioni di un quadro normativo confuso e penalizzante per chi lavora nella legalità”.

L’esponente del Consiglio regionale sardo ha colto l’occasione per richiamare l’attenzione sulle conseguenze del Decreto Sicurezza del governo Meloni, che dal 2025 vieta la coltivazione e il commercio delle infiorescenze di canapa legale. Una decisione che, sottolinea Di Nolfo, “ha mandato in crisi migliaia di imprese e rischia di spingere nel sommerso un settore che fino a ieri operava in modo regolato e trasparente”.

“È evidente che il quadro normativo creato dal Decreto Sicurezza del governo Meloni, che ha vietato dal 2025 la coltivazione e il commercio delle infiorescenze di canapa legale, ha generato una situazione paradossale: da un lato ha mandato in crisi migliaia di imprese che operavano in base alla legge 242 del 2016, dall’altro rischia di spingere nel sommerso e nell’illegalità ciò che prima era un settore regolato e trasparente. Lo Stato italiano ha cambiato le regole a gioco iniziato, mettendo sul lastrico una intera filiera, migliaia di imprenditori e centinaia di migliaia di lavoratori in tutta Italia”, ha affermato Di Nolfo.

“Desidero esprimere vicinanza e solidarietà all’imprenditore colpito da questa vicenda – ha continuato il consigliere regionale - che come tanti altri paga il prezzo di norme confuse e contraddittorie: basti pensare che, nel caso specifico, le misurazioni sulla coltivazione di Ploaghe effettuate da due forze dell'ordine diverse hanno portato a due risultati diversi, con una conseguente infamante accusa a suo carico. È indispensabile distinguere tra attività illecite e coltivatori che rispettano le regole, garantendo certezza giuridica a chi lavora onestamente e tutelando allo stesso tempo la salute pubblica. La Regione Sardegna, già con la legislatura precedente aveva provato a normare il tema, stando non solo dalla parte degli agricoltori e del comparto produttivo ma di tutta la filiera, che comprende rivenditori e aziende che hanno investito nei punti vendita. In Sardegna le contraddizioni ideologiche su questo tema non esistono e l'isola, con le sue imprese agricole, non può subire le conseguenze drammatiche di scelte ideologiche nazionali che cancellano un intero settore”.

L'appello di Di Nolfo è al governo: “Serve una normativa chiara, equilibrata e rispettosa del lavoro di centinaia di imprese agricole che hanno investito in buona fede, seguendo la legge 242 del 2016. Bisogna restituire certezza al settore, tutelare i posti di lavoro e rafforzare la credibilità dello Stato. Continuare a colpire indiscriminatamente significa cancellare un comparto produttivo e lasciare spazio alle vere attività criminali”.