Giave

Maria Antonietta Uras: «Non mi spavento e vado avanti»

Ieri assemblea al Centro sociale sulla Zona Franca. Annunciata la stesura di un’altra delibera

Maria Antonietta Uras: «Non mi spavento e vado avanti»

Di: Antonio Caria


“Zona Franca al consumo”. È stato questo il tema dell’incontro pubblico che si è tenuto ieri del Centro sociale di Giave e voluto dall’Amministrazione comunale.

Un incontro preceduto da aspre polemiche, specie sui social, con gli utenti che si sono divisi tra coloro che hanno apprezzato l’iniziativa della prima cittadina e quelli invece che, alcuni sul piano ironico, hanno criticato la scelta fatta.

Il nodo della questione sono le due delibere, la 112 e la 119, che riguardano proprio la Zona Franca. Così come nei giorni scorsi, anche in questa occasione la Sindaca Maria Antonietta Uras ha rimarcato come «le leggi, dal ’48 a oggi ci dicono che la Sardegna può essere Zona Franca solo se i nostri politici lo vogliono».

Nel rimandare al mittente l’accusa di aver fatto delibere «fantasiose e senza riferimenti a normative vere che i nostri stessi politici hanno approvato», la prima cittadina si è chiesta come mai «questo cammino iniziato nel 2013 si sia fermato».

Ribadito il fatto che lei «non è in campagna elettorale. A me non interessa ma interessa più a chi sta cercando di contrariare questa idea».

«Noi Sindaci abbiamo il potere – ha spiegato Maria Antonietta Uras – di fare le delibere e andare avanti. Se è vero che l’unione fa la forza, in questo momento noi non ci siamo e questa fascia tricolore non l’abbiamo solo per andare alle manifestazioni  e per farci vedere belli che siamo Sindaci, ma l’abbiamo nel bene e nel male».

Il suo è un grido di battaglia: «politici sappiate che io non mi spavento e vado avanti. Sto preparando un’altra delibera. Chi scrive su Facebook si presenti qui dentro. Come mai non li vedo? Oggi non doveva mancare nessuno tra gli amministratori perché stiamo parlando della Sardegna e del nostro benessere».

All’evento ha preso anche Maria Rosaria Randaccio che ha posto l’accento sul fatto che il ponte tra la Sardegna e l’Italia «sono le franchigie fiscali. Sono le tasse che rimarranno in tasca nostra. Il nostro vero problema – ha aggiunto Randaccio – è che paghiamo molte più tasse di quelle che dovremmo pagare. Noi abbiamo diritto ad avere le esenzioni fiscali. In Sardegna, le pensioni non devono essere tassate. Il datore di lavoro deve pagare solo lo stipendio. I contributi deve pagarli lo Stato».

L’avvocato Francesco Scifo ha fatto un quadro sulla normativa vigente e le iniziative messe in atto. «Le delibere del Sindaco di Giave sono dei dati politici di eccezionale forza che mettono di nuovo al centro della discussione politica il ruolo del Comune all’interno dello Stato italiano». Al termine, ha avuto luogo la discussione con l’intervento di alcuni presenti che hanno posto domande e dato il loro parere sull’argomento.

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