Posada

Incendio a Posada, la testimonianza: "Purtroppo me lo aspettavo"

"Sono anni che i roghi, quasi sempre dolosi, rovinano le belle campagne della zona", racconta Anna Maria Spiga, che da più di 30 anni trascorre le vacanze estive a Posada

Incendio a Posada, la testimonianza:

Di: Enrico Bessolo


Se da un lato la stagione calda porta nell'Isola milioni di turisti, dall'altro si accompagna a una grandissima piaga: gli incendi , che spesso di matrice dolosa, favoriti dalle elevate temperature e dal vento ogni anno devastano ettari di campagne e di boschi e talvolta anche aziende e abitazioni (tragicamente noto il caso di Cuglieri nel 2021).

Nella giornata di domenica un vasto rogo ha colpito la zona di Posada : originato nella zona di Monte Longu, ha visto impegnate 12 squadre di Vigili del fuoco, con 53 uomini e 22 mezzi, unitamente al supporto dei mezzi della flotta di elicotteri regionale e di Canadair.

Le fiamme, che hanno imposto lo stop al traffico sulla statale 131 DCN tra Olbia e Nuoro, hanno minacciato anche la viabilità sulla Ss 125 Orientale Sarda.

Anna Maria Spiga, che da più di 30 anni trascorre le vacanze estive nella sua casa di Posada , ha voluto condividere la sua testimonianza : “ Purtroppo me l'aspettavo da un momento all'altro, visto il vento. Sono anni che i roghi, quasi sempre dolosi, rovinano le belle campagne della zona - e non solo - e gettano preoccupazione tra abitanti e turisti. Pensate: volevo andare a Siniscola, ma vista la situazione (vento e alte temperature, ndR) ho preferito restare qui.

Appena rientrata a casa dalla spiaggia, verso le 14:15, ho inizialmente notato del fumo, ma non ci ho fatto troppo casa. Poco dopo, guardando verso la zona di Monte Longu, ho notato fiamme rosse altissime e una densa nube di fumo nero, in direzione Sa Tiria.

Abbiamo saputo della pronta mobilitazione antincendio. Poco dopo aerei ed elicotteri hanno iniziato a operare, volandoci a pochi passi sopra la testa.

Ciononostante, il fronte sembrava verso il paese, dalla strada proveniente dalla Caletta (che poi ho scoperto essere stata chiusa). Ogni tanto sembrava attenuarsi, poi, complice il vento, si rialzava. E' arrivato a lambire la zona delle nuove costruzioni. Addirittura si pensava, se il pericolo fosse aumentato ancora, ad evacuare.

Siamo storicamente portati all’autolesionismo: perché distruggere la nostra terra? E le case e le attività agro-pastorali frutto di una vita di sacrifici? E che dire del danno a turismo?

Servirebbe una punizione esemplare per gli autori di questi gesti. Da medico so che esistono due principali moventi che spingono ad appiccare incendi: il dolo, fine a sé stesso o con secondi fini e la piromania, vero e proprio disturbo ossessivo per cui il piromane, generalmente non manifestante sintomi clinici, usa il fuoco  solo per provare euforia. Gli affetti da questa sindrome hanno spesso dei legami con istituzioni che controllano il fuoco stesso; ad ogni modo, in tutti i casi bisognerebbe ulteriormente rinforzare la prevenzione, specie in giornate e in zone sensibili e fare in modo di impedire che l’incendiario con secondi fini possa mettere in atto i suoi piani.

So che in qualche località in nord Europa, se brucia un appezzamento di suolo pubblico esso diventa intoccabile per qualsiasi fine per circa 90 anni e gli abitanti della zona devono pagare delle sovrattasse per la riqualificazione. Si è assistito contemporaneamente ad una diminuzione di episodi - compresi quelli considerabili accidentali (la classica sigaretta buttata sull'erba secca) - e ad una vigilanza attiva da parte degli abitanti.

Un pensiero di gratitudine va a tutto il personale che sfida il fuoco, spesso correndo grossi rischi”.

Una testimonianza che non nasconde la rabbia, la preoccupazione e anche lo sconforto condiviso da tutti gli abitanti.

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