Il governo guidato da Bayrou è crollato in Parlamento con 364 no e 194 sì, travolto dall’opposizione e dalla mancanza di consenso tra i componenti della sua stessa maggioranza. Il premier chiedeva la fiducia sul progetto di finanziaria con 44 miliardi di tagli, due giorni festivi in meno e conferma della riforma delle pensioni.

"In prima linea c’è Macron davanti al popolo. E anche lui deve andare a casa", ha commentato Jean-Luc Mélenchon, tribuno della sinistra radicale. In Aula, i nomi dei socialisti e del presidente sono stati richiamati più volte come responsabili della crisi. La Francia arriva così al quarto primo ministro in un anno e mezzo, terzo dalle elezioni anticipate dello scorso luglio, segnando una novità assoluta per la Quinta Repubblica, nata sulla stabilità e oggi in crisi politica.

Macron prende tempo, senza dichiarazioni avventate, mentre la sinistra radicale prepara una mozione di destituzione e il Rassemblement National sollecita lo scioglimento del Parlamento. Intanto Gabriel Attal, capo del partito Renaissance, propone la nomina di un "negoziatore" per trovare un accordo di interesse generale tra le forze repubblicane prima della scelta di un nuovo primo ministro.

"Io non propongo né un patto di governo, né un contratto di coalizione. Quello che propongo è un accordo di interesse generale affinché i 18 mesi che abbiamo davanti siano utili", ha spiegato Attal. L’idea è quella di un governo temporaneo, incaricato di garantire il bilancio 2026, con un negoziatore esterno alla coalizione appena caduta.

Nel frattempo, mercoledì è prevista la manifestazione 'Blocchiamo tutto', con oltre 80 mila agenti già mobilitati per prevenire disordini, richiamando alla memoria i movimenti dei gilet gialli.