Un appello urgente al Governo affinché convochi tempestivamente un tavolo istituzionale per affrontare le vertenze metallurgiche ed energetiche della Sardegna, con particolare attenzione al Sulcis Iglesiente. A rilanciare la richiesta sono le segreterie territoriali di Filctem CGIL, Femca CISL e Uiltec UIL, che sottolineano l’urgenza di risolvere le questioni ancora aperte sul futuro di Eurallumina e della Portovesme srl, controllata dalla multinazionale Glencore.

"È necessario che il Governo metta in calendario e convochi al più presto e a carattere d'urgenza una riunione per affrontare le tematiche relative alle vertenze metallurgiche ed energetiche della Sardegna e in particolare del Sulcis Iglesiente. Ad oggi sono da risolvere le questioni legate al futuro dell'Eurallumina e della Portovesme srl controllata Glencore".

Il nodo Eurallumina

A preoccupare i sindacati è soprattutto lo stallo nella vicenda Eurallumina, per cui si attende l’approvazione del Dpcm Sardegna, atto fondamentale per l’arrivo del gas nell’isola e per il rilancio della raffineria di bauxite. Un progetto che prevede un investimento da 400 milioni di euro e una prospettiva occupazionale di circa mille posti di lavoro.

"Nel primo caso – spiegano Emanuele Madeddu, Nino D'Orso e Pierluigi Loisi – è in attesa dell'approvazione del Dpcm Sardegna che dovrebbe portare il gas in Sardegna e spianare la strada al rilancio della raffineria di Bauxite, con un investimento di 400 milioni di euro e una prospettiva occupazionale di un migliaio di posti di lavoro".

Tuttavia, i tempi si allungano senza spiegazioni chiare, nonostante il testo del Dpcm sia già stato concertato tra Regione, sindacati e Ministeri.

"Peccato però che da tempo non si sappia nulla di quello che il Governo vuole fare in merito a questa vertenza soprattutto per quanto riguarda le tempistiche, considerato che da tempo è stato concertato il testo, prima tra Regione Sardegna attraverso l'Assessorato Industria, OO.SS e successivamente definito con gli stessi Ministeri. Non si capiscono le motivazioni di questi ulteriori allungamenti dei tempi e la mancata convocazione del tavolo che era stato pianificato per fine luglio".

A complicare ulteriormente la situazione, il congelamento dei beni aziendali da parte del Comitato di Sicurezza Finanziaria (CSF), che impedisce qualunque reale ripartenza.

"A questo va aggiunto il congelamento dei beni aziendali di Eurallumina operato dal Comitato di Sicurezza Finanziaria (CSF). Tale situazione – insistono i sindacati – rappresenta un ostacolo fondamentale alla ripartenza produttiva, anche in presenza di un DPCM approvato e della certezza dell'arrivo del gas metano".

Da tempo si sollecita il Mimit ad attivarsi per trovare soluzioni giuridicamente sostenibili, come già fatto in altri contesti simili.

"Da tempo si chiede al Mimit di farsi promotore di iniziative volte a mettere assieme i soggetti interessati al fine di trovare soluzioni giuridicamente sostenibili considerato che il CSF è di emanazione governativa. Soluzioni individuate e praticate su situazioni simili".

Il progetto Litio e la questione Portovesme

Altro fronte critico è quello della Portovesme srl e del progetto Litio, su cui – lamentano i sindacati – dopo l’ultima visita istituzionale in fabbrica del 23 giugno non ci sono stati ulteriori contatti né sviluppi concreti.

"C'è poi la questione Glencore Portovesme srl e il progetto Litio. Dall'ultima visita in fabbrica dello scorso 23 giugno non c'è stata poi alcuna interlocuzione, il sopralluogo, il secondo dopo quello del 27 dicembre dei Ministri e Regione Sardegna, appare più un viatico per testimoniare attenzione alla vertenza che reali passi avanti in merito".

I dubbi riguardano la reale volontà del Governo: sostenere il progetto litio o cercare un nuovo investitore? E in quest’ultimo caso, con quali strumenti e garanzie?

"Non si riesce ancora a capire quale sia l'interesse del Governo: se voglia sostenere il progetto litio (e come) oppure se stia cercando un nuovo investitore (per che cosa e con quali strumenti da utilizzare poi). Nella seconda ipotesi – proseguono Madeddu, D'Orso e Loi – il Governo deve chiarire quale sia la società disposta ad investire nello stabilimento, sempre che questa esista, con quali risorse, con quali solidità economiche e con quali progetti industriali. Ma soprattutto con quale costo dell'energia; anello debole del sistema industriale che rende lo stabilimento sardo non competitivo rispetto ad altre nazioni europee come Spagna e Germania che operano nello stesso segmento manuffatturiero".

Infine, i sindacati chiedono che si continui a guardare anche all’attività produttiva ancora in essere, senza perdere di vista le prospettive future legate al litio, su cui si riservano un giudizio di merito solo dopo aver visionato il progetto.

"Occorre anche guardare al 'presente certo' e proiettarsi al futuro proseguendo con l'esistente ancora in produzione e definendo il percorso del litio, tema su cui le scriventi non sono pregiudizievolmente contrarie ma esprimeranno un giudizio di merito dopo aver visto il progetto che ovviamente deve essere ecosostenibile".