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Dopo la morte di una paziente 80enne al Sirai di Carbonia, ricoverata in Osservazione breve intensiva, i direttori di tutti i pronto soccorso dell’Isola hanno inviato una lettera all’assessore regionale alla Sanità, ai commissari straordinari, ai presidenti degli Ordini dei medici e ai sindacati. L’obiettivo è difendere i professionisti del Sulcis e al contempo evidenziare le criticità del sistema emergenza-urgenza.
«Siamo stanchi di assistere a campagne mediatiche superficiali e offensive, che trasformano in colpevoli coloro che ogni giorno sorreggono, con abnegazione e competenza, un sistema che altrimenti collasserebbe», si legge nella missiva. «Se davvero si vuole cambiare qualcosa, si inizi ad applicare con rigore le regole esistenti, a far rispettare le reti Hub & Spoke, e a riconoscere il valore e il sacrificio di chi lavora nei pronto soccorso della Sardegna. Il caso di Carbonia non è un’eccezione: è la fotografia quotidiana di una realtà che tutti conoscono, ma pochi hanno il coraggio di denunciare».
I direttori ricordano che il pronto soccorso rappresenta la «porta di ingresso» del sistema sanitario, «ma non ne è il punto di arrivo». Tempi di attesa lunghi, ritardi nei ricoveri e difficoltà nella gestione dei pazienti derivano, secondo loro, dalla carenza di reparti specialistici nei presidi periferici, dalla mancanza cronica di posti letto negli ospedali Hub e dalla mancata applicazione delle normative regionali sui trasferimenti dagli Spoke ai centri di riferimento.
Nella lettera viene espressa «piena solidarietà e vicinanza alla collega coinvolta nella recente vicenda mediatica di Carbonia», con cordoglio per la morte della paziente: «ogni perdita rappresenta una ferita per la comunità sanitaria e un dolore condiviso».






