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Davanti al Consiglio regionale di Cagliari ieri si sono ritrovati comitati, movimenti e associazioni per chiedere la riconversione della fabbrica Rwm di Domusnovas, che produce ordigni e ora, secondo le ultime notizie, anche droni leggeri “kamikaze” in collaborazione con l’israeliana Uvision Air.
Gli organizzatori del sit-in, tra cui la Confederazione sindacale sarda e il comitato per la riconversione della Rwm, hanno domandato un incontro alla presidente della Regione Alessandra Todde, al presidente del Consiglio e ai capigruppo, ma senza esito. “Non siamo stati ricevuti: ci hanno detto che non c’erano le condizioni per poter trattare l’argomento”, ha denunciato Giacomo Meloni. “È un brutto segnale. La minoranza di centrodestra ha già detto che la fabbrica non si tocca, ma la maggioranza deve avere il coraggio di dire che in Sardegna non si producono armi”.
Sul tavolo resta anche la richiesta di Valutazione di impatto ambientale per l’ampliamento dello stabilimento. “Ora tutti vogliono il raddoppio della fabbrica: c’è il pressing del Governo e di Confindustria, ma noi chiediamo produzioni alternative”, ha aggiunto Meloni.
Per Angelo Cremone di Sardegna Pulita, “è ipocrisia piangere per i bambini di Gaza e tacere sulle bombe prodotte a 40 chilometri da qui”. Dello stesso avviso Danilo Lampis di Sardegna chiama Sardegna: “È tempo di mettere in discussione un’economia di guerra e creare alternative occupazionali”. Anche Legambiente ha ribadito il suo no a “tentativi di validazione a posteriori di interventi senza valutazione ambientale”.