"Il lavoro non è solo ciò che facciamo, ma lo spazio in cui diventiamo ciò che possiamo essere". Parte da questa riflessione il messaggio lanciato da Marco Podda, Segretario Generale Territoriale di Confintesa Sardegna, in occasione della Giornata Internazionale dei Lavoratori.

In un clima segnato da crescente disagio sociale ed economico, Podda denuncia un sistema che “normalizza l’insufficienza del reddito da lavoro” e che “prospera sull’indebitamento, mentre erode gradualmente diritti conquistati con decenni di lotte”.

Secondo il sindacalista, l’indebitamento è oggi la nuova frontiera della vulnerabilità: “Sempre più famiglie ricorrono al credito non per investimenti o progetti, ma per spese essenziali. È il segnale che i salari non bastano più a garantire una vita dignitosa”.

Una condizione che, prosegue Podda, “non è il frutto di scelte individuali, ma di un impianto economico che ha trasferito i rischi collettivi sulle spalle dei singoli, costringendo molti a sacrificare diritti e sicurezza pur di mantenere un reddito”.

Emblematica, in questo contesto, la “teoria della rana bollita”: “Quando il disagio cresce lentamente, come l’acqua che si scalda, si finisce per accettarlo senza reagire, fino al punto di non ritorno”.

Per Confintesa Sardegna, la sicurezza sul lavoro deve ormai includere tutte le dimensioni della vita del lavoratore: economica, psicologica e sociale. “L’alternativa è quella di avere tanti schiavi in salute, ma svuotati di dignità”, avverte Podda.

Il Primo Maggio, conclude, non può restare “la notizia di ieri”. È un’occasione per guardare oltre i dati macroeconomici e impegnarsi, oggi, per restituire senso, valore e futuro al lavoro.